Via di
contemplazione
5.(...) Il motivo più importante per riproporre con
forza la pratica del Rosario è il fatto che esso costituisce un mezzo
validissimo per favorire tra i fedeli quell'impegno di contemplazione del
mistero cristiano che ho proposto nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte come vera e propria 'pedagogia della santità': « C'è
bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della
preghiera ».
Mentre nella cultura contemporanea, pur tra tante contraddizioni, affiora una
nuova esigenza di spiritualità, sollecitata anche da influssi di altre
religioni, è più che mai urgente che le nostre comunità cristiane diventino «
autentiche 'scuole' di preghiera ».
Il Rosario si pone nella migliore e più collaudata
tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è
preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla «preghiera del cuore» o «preghiera di Gesù» germogliata sull'humus
dell'Oriente cristiano.
Il Rosario,
via di assimilazione del mistero
26. La meditazione dei misteri di Cristo è proposta
nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la
loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto
per l'Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda
superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere
il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può
giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di
quell'amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che,
pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le
pervade.
In Cristo, Dio ha assunto davvero un « cuore di carne
». Egli non ha soltanto un cuore divino, ricco di misericordia e di perdono, ma
anche un cuore umano, capace di tutte le vibrazioni dell'affetto. Se avessimo
bisogno in proposito di una testimonianza evangelica, non sarebbe difficile trovarla
nel toccante dialogo di Cristo con Pietro dopo la Risurrezione: « Simone di
Giovanni, mi vuoi bene? ». Per ben tre volte è posta la domanda, per ben tre
volte è data la risposta: « Signore, tu lo sai che ti voglio bene » (cfr Gv 21,
15-17). Al di là dello specifico significato del brano, così importante per la
missione di Pietro, a nessuno sfugge la bellezza di questa triplice
ripetizione, in cui l'insistente richiesta e la relativa risposta si esprimono
in termini ben noti all'esperienza universale dell'amore umano. Per comprendere
il Rosario, bisogna entrare nella dinamica psicologica che è propria
dell'amore.
Una cosa è chiara: se la ripetizione dell'Ave Maria
si rivolge direttamente a Maria, con Lei e attraverso di Lei è in definitiva a
Gesù che va l'atto di amore. La ripetizione si alimenta del desiderio di una
conformazione sempre più piena a Cristo, vero 'programma' della vita cristiana.
San Paolo ha enunciato questo programma con parole infuocate: « Per me il
vivere è Cristo e il morire un guadagno » (Fil 1, 21). E ancora: « Non sono più
io che vivo, ma Cristo vive in me » (Gal 2, 20). Il Rosario ci aiuta a crescere
in questa conformazione fino al traguardo della santità.
Un metodo
valido...
27. Che il rapporto con Cristo possa avvalersi anche
dell'aiuto di un metodo non deve stupire. Iddio si comunica all'uomo
rispettando il modo di essere della nostra natura ed i suoi ritmi vitali. Per
questo la spiritualità cristiana, pur conoscendo le forme più sublimi del
silenzio mistico, nel quale tutte le immagini, le parole e i gesti sono come
superati dall'intensità di una unione ineffabile dell'uomo con Dio, è
normalmente segnata dal coinvolgimento totale della persona, nella sua
complessa realtà psico-fisica e relazionale.
Questo appare in modo evidente nella Liturgia. I
Sacramenti e i sacramentali sono strutturati con una serie di riti, che
chiamano in causa le diverse dimensioni della persona. Anche la preghiera non
liturgica esprime la stessa esigenza. Lo conferma il fatto che, in Oriente, la
più caratteristica preghiera della meditazione cristologica, quella centrata
sulle parole: « Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me
peccatore »,
è tradizionalmente legata al ritmo del respiro, che, mentre favorisce la
perseveranza nell'invocazione, assicura quasi una densità fisica al desiderio
che Cristo diventi il respiro, l'anima e il 'tutto' della vita.
... che
tuttavia può essere migliorato
28. Ho ricordato, nella Lettera apostolica Novo
millennio ineunte, che c'è oggi anche in Occidente una rinnovata
esigenza di meditazione, che trova a volte in altre religioni modalità
piuttosto accattivanti.
Non mancano i cristiani che, per la poca conoscenza della tradizione
contemplativa cristiana, si lasciano allettare da quelle proposte. Esse
tuttavia, pur avendo elementi positivi e talvolta integrabili con l'esperienza
cristiana, nascondono spesso un fondo ideologico inaccettabile. Anche in quelle
esperienze è molto in voga una metodologia che, mirando al traguardo di un'alta
concentrazione spirituale, si avvale di tecniche di carattere psico-fisico,
ripetitive e simboliche. Il Rosario si pone in questo quadro universale della
fenomenologia religiosa, ma si delinea con caratteristiche proprie, che
rispondono alle esigenze tipiche della specificità cristiana.
In effetti, esso non è che un metodo per contemplare.
Come metodo, va utilizzato in relazione al fine e non può diventare fine a se
stesso. Tuttavia, essendo frutto di secolare esperienza, anche il metodo non va
sottovalutato. Milita a suo favore l'esperienza di innumerevoli Santi. Ciò non
toglie, però, che esso possa essere migliorato. Proprio a questo mira
l'integrazione, nel ciclo dei misteri, della nuova serie dei mysteria lucis,
unitamente ad alcuni suggerimenti relativi alla recita che propongo in questa
Lettera. Con essi, pur rispettando la struttura ampiamente consolidata di
questa preghiera, vorrei aiutare i fedeli a comprenderla nei suoi risvolti
simbolici, in sintonia con le esigenze della vita quotidiana. Senza questo, c'è
il rischio che il Rosario non solo non produca gli effetti spirituali auspicati,
ma persino che la corona, con la quale si è soliti recitarlo, finisca per
essere sentita alla stregua di un amuleto o di un oggetto magico, con un
radicale travisamento del suo senso e della sua funzione.
L'enunciazione del mistero
29. Enunciare il mistero, e magari avere
l'opportunità di fissare contestualmente un'icona che lo raffiguri, è come
aprire uno scenario su cui concentrare l'attenzione. Le parole guidano
l'immaginazione e l'animo a quel determinato episodio o momento della vita di
Cristo. Nella spiritualità che si è sviluppata nella Chiesa, sia la venerazione
di icone che le molte devozioni ricche di elementi sensibili, come anche lo
stesso metodo proposto da sant'Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali,
hanno fatto ricorso all'elemento visivo e immaginativo (la compositio loci),
ritenendolo di grande aiuto per favorire la concentrazione dell'animo sul
mistero. È una metodologia, del resto, che corrisponde alla logica stessa
dell'Incarnazione: Dio ha voluto prendere, in Gesù, lineamenti umani. È
attraverso la sua realtà corporea che noi veniamo condotti a prendere contatto
con il suo mistero divino.
A questa esigenza di concretezza risponde anche
l'enunciazione dei vari misteri del Rosario. Certo, essi non sostituiscono il
Vangelo e neppure richiamano tutte le sue pagine. Il Rosario, pertanto, non
sostituisce la lectio divina, al contrario la suppone e la promuove. Ma se i
misteri considerati nel Rosario, anche con il completamento dei mysteria lucis,
si limitano alle linee fondamentali della vita di Cristo, da essi l'animo può
facilmente spaziare sul resto del Vangelo, soprattutto quando il Rosario è
recitato in particolari momenti di prolungato raccoglimento.
CONTEMPLARE
CRISTO CON MARIA
Un volto splendido come il sole
9. « E apparve trasfigurato davanti a loro; il suo
volto brillò come il sole » (Mt 17, 2). La scena evangelica della
trasfigurazione di Cristo, nella quale i tre apostoli Pietro, Giacomo e
Giovanni appaiono come rapiti dalla bellezza del Redentore, può essere assunta
ad icona della contemplazione cristiana. Fissare gli occhi sul volto di Cristo,
riconoscerne il mistero nel cammino ordinario e doloroso della sua umanità,
fino a coglierne il fulgore divino definitivamente manifestato nel Risorto
glorificato alla destra del Padre, è il compito di ogni discepolo di Cristo; è
quindi anche compito nostro. Contemplando questo volto ci apriamo ad accogliere
il mistero della vita trinitaria, per sperimentare sempre nuovamente l'amore
del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo. Si realizza così anche per
noi la parola di san Paolo: « Riflettendo come in uno specchio la gloria del
Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria,
secondo l'azione dello Spirito del Signore » (2 Cor 3, 18).
Maria
modello di contemplazione
10. La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo
modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È
nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un'umana somiglianza
che evoca un'intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione
del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria.
Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già
nell'Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei
mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti.
Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si
portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo
depone nella mangiatoia (cfr Lc 2, 7).
Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante
stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo,
come nell'episodio dello smarrimento nel tempio: « Figlio, perché ci hai fatto
così? » (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere
nell'intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le
scelte, come a Cana (cfr Gv 2, 5); altre volte sarà uno sguardo addolorato,
soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della
'partoriente', giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la
morte dell'Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel
discepolo prediletto (cfr Gv 19, 26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo
radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per
l'effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cfr At 1, 14).
I ricordi di Maria
11. Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di
ogni sua parola: « Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore » (Lc 2,
19; cfr 2, 51). I ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l'hanno accompagnata
in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti
della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in
certo senso, il 'rosario' che Ella stessa ha costantemente recitato nei giorni
della sua vita terrena.
Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalemme
celeste, i motivi del suo grazie e della sua lode permangono immutati. Sono
essi ad ispirare la sua materna premura verso la Chiesa pellegrinante, nella
quale Ella continua a sviluppare la trama del suo 'racconto' di
evangelizzatrice. Maria ripropone continuamente ai credenti i 'misteri' del suo
Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta
la loro forza salvifica. Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si
sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria.
Rosario,
preghiera contemplativa
12. Il Rosario, proprio a partire dall'esperienza di
Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa
dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: « Senza
contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di
divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all'ammonimento di
Gesù: 'Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere
esauditi in ragione della loro loquacità' (Mt 6, 7). Per sua natura la recita
del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che
favoriscano nell'orante la meditazione dei misteri della vita del Signore,
visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne
dischiudano le insondabili ricchezze ».
Mette conto di soffermarci su questo profondo
pensiero di Paolo VI, per far emergere alcune dimensioni del Rosario che meglio
ne definiscono il carattere proprio di contemplazione cristologica.
Ricordare
Cristo con Maria
13. Il contemplare di Maria è innanzitutto un
ricordare. Occorre tuttavia intendere questa parola nel senso biblico della
memoria (zakar), che attualizza le opere compiute da Dio nella storia della salvezza.
La Bibbia è narrazione di eventi salvifici, che hanno il loro culmine in Cristo
stesso. Questi eventi non sono soltanto un 'ieri'; sono anche l''oggi' della
salvezza. Questa attualizzazione si realizza in particolare nella Liturgia: ciò
che Dio ha compiuto secoli or sono non riguarda soltanto i testimoni diretti
degli eventi, ma raggiunge con il suo dono di grazia l'uomo di ogni tempo. Ciò
vale, in certo modo, anche di ogni altro devoto approccio a quegli eventi: «
farne memoria », in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla
grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e
risurrezione.
Per questo, mentre va ribadito con il Concilio
Vaticano II che la Liturgia, quale esercizio dell'ufficio sacerdotale di Cristo
e culto pubblico, è « il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e,
insieme, la fonte da cui promana tutta la sua forza »,
occorre anche ricordare che la vita spirituale « non si esaurisce nella
partecipazione alla sola sacra Liturgia. Il cristiano chiamato alla preghiera
in comune, nondimeno deve anche entrare nella sua camera per pregare il Padre
nel segreto (cfr Mt 6, 6); anzi, deve pregare incessantemente come insegna
l'Apostolo (cfr 1Ts 5, 17) ».
Il Rosario si pone, con una sua specificità, in questo variegato scenario della
preghiera 'incessante', e se la Liturgia, azione di Cristo e della Chiesa, è
azione salvifica per eccellenza, il Rosario, quale meditazione su Cristo con
Maria, è contemplazione salutare. L'immergersi infatti, di mistero in mistero,
nella vita del Redentore, fa sì che quanto Egli ha operato e la Liturgia
attualizza venga profondamente assimilato e plasmi l'esistenza.
Imparare Cristo da Maria
14. Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore
e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato,
ma di 'imparare Lui'. Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria? Se sul
versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena
verità di Cristo (cfr Gv 14, 26; 15, 26; 16, 13), tra gli esseri umani, nessuno
meglio di Lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una
conoscenza profonda del suo mistero.
Il primo dei 'segni' compiuto da Gesù – la
trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana – ci mostra Maria appunto
nella veste di maestra, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di
Cristo (cfr Gv 2, 5). E possiamo immaginare che tale funzione Ella abbia svolto
per i discepoli dopo l'Ascensione di Gesù, quando rimase con loro ad attendere
lo Spirito Santo e li confortò nella prima missione. Il passare con Maria
attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla 'scuola' di Maria per
leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio.
Una scuola, quella di Maria, tanto più efficace, se
si pensa che Ella la svolge ottenendoci in abbondanza i doni dello Spirito
Santo e insieme proponendoci l'esempio di quella « peregrinazione della fede »,
nella quale è maestra incomparabile. Di fronte a ogni mistero del Figlio, Ella
ci invita, come nella sua Annunciazione, a porre con umiltà gli interrogativi
che aprono alla luce, per concludere sempre con l'obbedienza della fede: « Sono
la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1, 38).
Conformarsi
a Cristo con Maria
15. La spiritualità cristiana ha come suo carattere
qualificante l'impegno del discepolo di conformarsi sempre più pienamente al
suo Maestro (cfr Rm 8, 29; Fil 3, 10. 21). L'effusione dello Spirito nel
Battesimo inserisce il credente come tralcio nella vite che è Cristo (cfr Gv
15, 5), lo costituisce membro del suo mistico Corpo (cfr 1Cor 12, 12; Rm 12,5).
A questa unità iniziale, tuttavia, deve corrispondere un cammino di
assimilazione crescente a Lui, che orienti sempre più il comportamento del
discepolo secondo la 'logica' di Cristo: « Abbiate in voi gli stessi sentimenti
che furono in Cristo Gesù » (Fil 2, 5). Occorre, secondo le parole
dell'Apostolo, « rivestirsi di Cristo » (cfr Rm 13, 14; Gal 3, 27).
Nel percorso spirituale del Rosario, basato sulla
contemplazione incessante – in compagnia di Maria – del volto di Cristo, questo
ideale esigente di conformazione a Lui viene perseguito attraverso la via di
una frequentazione che potremmo dire 'amicale'. Essa ci immette in modo
naturale nella vita di Cristo e ci fa come 'respirare' i suoi sentimenti. Dice
in proposito il beato Bartolo Longo: « Come due amici, praticando
frequentemente insieme, sogliono conformarsi anche nei costumi, così noi,
conversando familiarmente con Gesù e la Vergine, nel meditare i Misteri del
Rosario, e formando insieme una medesima vita con la Comunione, possiamo
divenire, per quanto ne sia capace la nostra bassezza, simili ad essi, ed
apprendere da questi sommi esemplari il vivere umile, povero, nascosto,
paziente e perfetto ».
Per questo processo di conformazione a Cristo, nel
Rosario, noi ci affidiamo in particolare all'azione materna della Vergine
Santa. Colei che di Cristo è la genitrice, mentre è essa stessa appartenente
alla Chiesa quale « membro eccelso e del tutto eccezionale »,
è al tempo stesso la 'Madre della Chiesa'. Come tale continuamente 'genera'
figli al Corpo mistico del Figlio. Lo fa mediante l'intercessione, implorando
per essi l'effusione inesauribile dello Spirito. Ella è l'icona perfetta della
maternità della Chiesa.
Il Rosario ci trasporta misticamente accanto a Maria
impegnata a seguire la crescita umana di Cristo nella casa di Nazareth. Ciò le
consente di educarci e di plasmarci con la medesima sollecitudine, fino a che
Cristo non « sia formato » in noi pienamente (cfr Gal 4, 19). Questa azione di
Maria, totalmente fondata su quella di Cristo e ad essa radicalmente
subordinata, « non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con
Cristo, ma la facilita ».
È il luminoso principio espresso dal Concilio Vaticano II, che ho sperimentato
tanto fortemente nella mia vita, facendone la base del mio motto episcopale:
Totus tuus.
Un motto, com'è noto, ispirato alla dottrina di San Luigi Maria Grignion de
Montfort, che così spiegava il ruolo di Maria nel processo di conformazione a
Cristo di ciascuno di noi: « Tutta la nostra perfezione consiste nell'essere
conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le
devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più
perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù
Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di
più un'anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che
più un'anima sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo ».
Mai come nel Rosario la via di Cristo e quella di Maria appaiono così
profondamente congiunte. Maria non vive che in Cristo e in funzione di
Cristo!
Supplicare
Cristo con Maria
16. Cristo ci ha invitati a rivolgerci a Dio con
insistenza e fiducia per essere esauditi: « Chiedete e vi sarà dato; cercate e
troverete; bussate e vi sarà aperto » (Mt 7, 7). Il fondamento di questa
efficacia della preghiera è la bontà del Padre, ma anche la mediazione presso
di Lui da parte di Cristo stesso (cfr 1Gv 2, 1) e l'azione dello Spirito Santo,
che « intercede per noi » secondo i disegni di Dio (cfr Rm 8, 26-27). Noi
infatti « nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare » (Rm 8, 26) e
talvolta non veniamo esauditi perché « chiediamo male » (cfr Gc 4, 2-3).
A sostegno della preghiera, che Cristo e lo Spirito
fanno sgorgare nel nostro cuore, interviene Maria con la sua intercessione
materna. « La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria
».
In effetti, se Gesù, unico Mediatore, è la Via della nostra preghiera, Maria,
pura trasparenza di Lui, mostra la Via, ed « è a partire da questa singolare
cooperazione di Maria all'azione dello Spirito Santo, che le Chiese hanno
sviluppato la preghiera alla santa Madre di Dio, incentrandola sulla persona di
Cristo manifestata nei suoi misteri ».
Alle nozze di Cana il Vangelo mostra appunto l'efficacia dell'intercessione di
Maria, che si fa portavoce presso Gesù delle umane necessità: « Non hanno più
vino » (Gv 2, 3).
Il Rosario è insieme meditazione e supplica.
L'insistente implorazione della Madre di Dio poggia sulla fiducia che la sua
materna intercessione può tutto sul cuore del Figlio. Ella è « onnipotente per
grazia »,
come, con audace espressione da ben comprendere, diceva nella sua Supplica alla
Vergine il beato Bartolo Longo. Una certezza, questa, che, a partire dal
Vangelo, si è andata consolidando per via di esperienza nel popolo cristiano.
Il sommo poeta Dante la interpreta stupendamente, nella linea di san Bernardo,
quando canta: « Donna, se' tanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e
a te non ricorre, / sua disianza vuol volar sanz'ali ».
Nel Rosario Maria, santuario dello Spirito Santo (cfr Lc 1, 35), mentre è
supplicata da noi, si pone per noi davanti al Padre che l'ha colmata di grazia
e al Figlio nato dal suo grembo, pregando con noi e per noi.
Annunciare
Cristo con Maria
17. Il Rosario è anche un percorso di annuncio e di
approfondimento, nel quale il mistero di Cristo viene continuamente
ripresentato ai diversi livelli dell'esperienza cristiana. Il modulo è quello
di unapresentazione orante e contemplativa, che mira a plasmare il discepolo
secondo il cuore di Cristo. In effetti, se nella recita del Rosario tutti gli
elementi per un'efficace meditazione vengono adeguatamente valorizzati, ne
nasce, specialmente nella celebrazione comunitaria nelle parrocchie e nei
santuari, una significativa opportunità catechetica che i Pastori devono saper
cogliere. La Vergine del Rosario continua anche in questo modo la sua opera di
annuncio di Cristo. La storia del Rosario mostra come questa preghiera sia
stata utilizzata specialmente dai Domenicani, in un momento difficile per la
Chiesa a motivo del diffondersi dell'eresia. Oggi siamo davanti a nuove sfide.
Perché non riprendere in mano la Corona con la fede di chi ci ha preceduto? Il
Rosario conserva tutta la sua forza e rimane una risorsa non trascurabile nel
corredo pastorale di ogni buon evangelizzatore.
Mistero di
Cristo, 'mistero' dell'uomo
25. Nella già ricordata testimonianza del 1978 sul
Rosario quale mia preghiera prediletta, espressi un concetto sul quale desidero
ritornare.
Alla luce delle riflessioni finora svolte sui misteri
di Cristo, non è difficile approfondire questa implicazione antropologica del
Rosario. Un'implicazione più radicale di quanto non appaia a prima vista. Chi
si pone in contemplazione di Cristo ripercorrendo le tappe della sua vita, non
può non cogliere in Lui anche la verità sull'uomo. È la grande affermazione del
Concilio Vaticano II, che fin dalla Lettera enciclica Redemptor
hominis ho fatto tante volte oggetto del mio magistero: « In realtà,
il mistero dell'uomo si illumina veramente soltanto nel mistero del Verbo
incarnato ».
Il Rosario aiuta ad aprirsi a questa luce. Seguendo il cammino di Cristo, nel
quale il cammino dell'uomo è « ricapitolato »,
svelato e redento, il credente si pone davanti all'immagine dell'uomo vero.
Contemplando la sua nascita impara la sacralità della vita, guardando alla casa
di Nazareth apprende la verità originaria sulla famiglia secondo il disegno di
Dio, ascoltando il Maestro nei misteri della vita pubblica attinge la luce per
entrare nel Regno di Dio e, seguendolo sulla via del Calvario, impara il senso
del dolore salvifico. Infine, contemplando Cristo e sua Madre nella gloria,
vede il traguardoa cui ciascuno di noi è chiamato, se si lascia sanare e
trasfigurare dallo Spirito Santo. Si può dire così che ciascun mistero del
Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell'uomo.
Al tempo stesso, diventa naturale portare a questo
incontro con la santa umanità del Redentore i tanti problemi, assilli, fatiche
e progetti che segnano la nostra vita. « Getta sul Signore il tuo affanno, ed
egli ti darà sostegno » (Sal 55, 23). Meditare col Rosario significa consegnare
i nostri affanni ai cuori misericordiosi di Cristo e della Madre sua. A
distanza di venticinque anni, ripensando alle prove che non sono mancate
nemmeno nell'esercizio del ministero petrino, mi sento di ribadire, quasi come
un caldo invito rivolto a tutti perché ne facciano personale esperienza: sì,
davvero il Rosario « batte il ritmo della vita umana », per armonizzarla col
ritmo della vita divina, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, destino e
anelito della nostra esistenza.
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