Ci innamoriamo e amiamo solo per la bellezza. Nessuno di noi ha
desiderato avvicinarsi e conoscere qualcosa o qualcuno senza esserne
prima sedotto. Questo principio di attrazione ha il suo fondamento
ultimo qui: «Nessuno viene a me se non lo attrae il Padre». Tutte le
volte che nell’ambito naturale (la grazia delle cose) o soprannaturale
(la Grazia, dono di Dio a partecipare alla sua vita) la bellezza ci
mette in movimento, sperimentiamo l’attrazione dell’Amore che ci
trasforma, cioè vuole darci la sua forma, la sua essenza, per farsi
tutto in tutti, pur mantenendo ciascuno la sua irripetibile identità.
Quando l’azione beatificante (capace di rendere felici), che attira cose
e persone verso il loro pieno e duraturo compimento di bellezza, trova
un ostacolo, questa gloria non si irrigidisce ma diventa anzi resiliente
e prende il nome di misericordia e, lasciandosi ferire, diventa limite
imposto al male della e nella storia. Quando l’ostacolo del male si erge
contro la gloria di Dio, trionfo di bellezza a cui ogni cosa e persona è
chiamata, l’azione «attraente» di Dio si piega in forma di misericordia
(Cristo si china sulla donna che tutti volevano lapidare) sul cuore
duro e cerca di sedurlo, a volte con forza a volte con delicatezza,
verso un bene più grande e misterioso, nel tempo e nello spazio che si
renderanno necessari.
La misericordia è una forma unica e ulteriore di bellezza, perché è la
bellezza resa compatibile con il male, con la ferita, con la resistenza
(forse solo Michelangelo è riuscito a scolpirla, quasi per errore, nella
Pietà Rondanini). Si tratta di una bellezza che mostra le ferite (come
accade con l’incredulo Tommaso) come credenziali di un’estetica nuova,
in cui la vita ha attraversato e trasformato la morte, ma non per via
immaginaria, perché ne porta i segni, producendo una meraviglia inedita
rispetto a secoli di storia in cui il bello era soltanto armonia delle
parti e il sangue doveva rimanere fuori dalla scena («osceno» appunto).
Per ricordarselo, basterebbe fissare per qualche minuto la Pietà di
Avignone che Enguerrand Quarton dipinse a metà del 1400: «Quando sarò
elevato da terra attirerò tutti (o tutto) a me», la massima attrazione,
fascinazione, bellezza, si dispiega proprio al massimo della sconfitta,
la massima seduzione provocata dalla nostra più pervicace resistenza.
Il testo completo: Bellezza: quando Dio «seduce»
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