Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

sabato 4 marzo 2017

Jutta Burggraf, LA COMUNIÓN SE GOZA EN LAS DIFERENCIAS. DIMENSIÓN ANTROPOLÓGICA DEL MISTERIO NUPCIAL (Es/Ita/En?)

 Pubblico una parte di un testo di Jutta Burggraf che ritengo di grande aiuto per uomini e donne.

"Ogni persona dà e riceve amore a molti livelli diversi. Si relaziona con altre persone in tutti gli ambienti, nella cultura e nell'arte, nella politica e nell'economia, nella vita pubblica e privata. Gli uomini e le donne sono chiamati ad accettarsi reciprocamente ed a costruire insieme un mondo abitabile in ogni ambito. Questo mondo arriverà alla sua pienezza nel momento in cui entrambi i sessi gli "doneranno armonicamente" il loro contributo specifico.

Questo non sempre è facile, perché nella nostra natura scopriamo non solo l'attrazione per il sesso opposto, ma anche una certa tensione, una certa frattura dell'immagine divina. Dopo il peccato originale (ndt: che ogni cultura e religione accetta), l'uomo non possiede sempre uno sguardo profondo ed integro.

Questo, per esempio, può far sì che un uomo non veda nella donna un'altra persona, ma un altro corpo; o che una donna non veda nell'uomo un'altra persona, ma un trampolino di lancio per la carriera sociale o per la soddisfazione delle proprie inclinazioni. Uomo e donna si possono umiliare ed utilizzare reciprocamente, atteggiamento che in pratica ha condotto, non poche volte, a considerare il sesso femminile come una mera decorazione, puro oggetto di piacere, forse idealizzandolo in teoria.

Questo pericolo, a volte, ha spinto persone oneste ad evitare il rapporto con le donne. Per molto tempo, nel corso della storia, le donne furono considerate le responsabili delle tentazioni alla vita virtuosa degli uomini. Di conseguenza le relazioni divennero ridotte e poco naturali. Tuttavia coloro che si comportano in modo "esclusivista" o discriminatorio nei confronti delle donne, curiosamente conservano lo stesso atteggiamento di fondo di quelli che si fanno prendere dall'edonismo: riducono la persona alla sessualità, e la sessualità ad una mera funzione. Cosi si considera la donna da un punto di vista molto ristretto, solo come una eventuale fonte di piacere o di tentazione, e si trascura la sua reale dignità. Questo comportamento, per fortuna superato, costituisce una profonda degradazione della donna. Eppure ne subisce una perdita anche l'uomo che si priva coscientemente dell' "aiuto" che Dio ha previsto per lui.


Nostro Signore Gesù Cristo, invece, non evitò di incontrarsi con le donne. Amava con amore di amicizia Marta e sua sorella Maria; parlò con una donna samaritana dei misteri più profondi della fede; si lasciò consolare dalle donne nel cammino verso il Calvario, permise alla Veronica - come recita una bella tradizione - di asciugare il suo volto e lo lasciò impresso nel suo velo ... Nel rapporto con le donne del suo tempo dimostrò una grande libertà nei confronti delle rigide convenzioni di una società governata da uomini.

Tutto il suo comportamento fu semplice, spontaneo, naturale, un riflesso della bontà di Dio. La gente si sbalordiva, veniva spiazzata e si scandalizzava, e perfino i discepoli "si meravigliavano". Però tutto questo non preoccupava Gesù, che era venuto per liberare l'umanità, e per mostrare che Dio ama tanto le sue figlie quanto i suoi figli con un amore molto grande, e che non li ha creati gli uni e gli altri come ostacoli reciproci alla loro santità. (...)"


Io mi chiedo:
è veramente superato questo comportamento?
Per rispondere in modo positivo penso si possa dire che è iniziata una certa consapevolezza ed evoluzione...


Ringrazio L'Università di Navarra per avermi dato il permesso di pubblicare questo studio comparso su Scripta Theologica 33.1 (2001), pp. 213-230.

Spero di poter pubblicare anche la traduzione in Italiano ed in Inglese a breve. 

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