Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

giovedì 18 maggio 2017

Attura: La narrativa del corpo e del movimento (Ita)


Vi sono grandi somiglianze negli uomini, ma vi sono anche modi personali di agire, muoversi e sentire che rendono ciascun individuo un caso unico, e il mio lavoro consiste proprio nell’aiutarlo a realizzare la propria unicità. - Moshe Feldenkrais, The Elusive Obvious.

L’integrazione della persona nell’atto, che passa attraverso il corpo e si esprime in esso, rivela allo stesso tempo il senso profondo dell’integrità dell’uomo come persona.- Karol Wojtyla, Persona e atto.
  • “La sensazione del proprio corpo è fattore indispensabile per vivere interiormente la soggettività integrale dell’uomo. In questa esperienza vissuta il corpo e la coscienza sono quasi legati tra loro tramite la sensazione, che è la manifestazione più elementare della psiche umana e allo stesso tempo il riflesso psichico più evidente della somatica umana”. (…)
  • La sensazione del proprio corpo rivela la soggettività psicosomatica dell’uomo. Poichè ciò si compie davanti alla coscienza che svolge funzione rispecchiante e ad un tempo riflessiva, insieme alla consapevolezza si ha anche la particolare soggettivazione e interiorizzazione nella coscienza dell’”io” personale, che comprende anche il corpo come proprio differente da tutti gli altri corpi.
  • La sensazione del corpo permette all’uomo di penetrare nella propria somatica tanto quanto è necessario per l’autodeterminazione nell’atto, e quindi anche per la trascendenza della persona.
  • Inoltre occorre stabilire la misura dell’integrazione della persona nell’atto: l’integrazione equivale, in questo caso, alla normale esperienza vissuta del proprio corpo, che è condizionata dalla sensazione e dalla coscienza.
  • Tutte le insufficienze e i difetti della sensazione che sono di ostacolo in tale esperienza vissuta devono essere considerarti come manifestazioni di disintegrazione“.

“Imparerete a far diventare la vostra vita più come vorreste che fosse; i vostri sogni potrebbero diventare più precisi e, chi lo sa, potrebbero anche avverarsi! - Moshe Feldenkrais, The Elusive Obvious.

“Quello che mi interessa ottenere non è la flessibilità del corpo, ma quella della mente”. - Moshé  Feldenkrais

Il metodo Feldenkrais: conoscersi attraverso il movimento

“Il movimento è vita, senza il movimento la vita è impensabile” dice Moshe Feldenkrais, ingegnere e fisico, prima cintura nera di judo europea e pioniere dell’educazione somatica.
Qualsiasi cosa noi facciamo, richiede movimento, incluso lo stare seduti, il parlare ed il respirare.
I movimenti e la postura o meglio l’attura, il nostro portamento, possono, essere compromessi da sforzi non adeguati e stress.
Molte persone non pensano al proprio corpo fino a che non sperimentano dolore o qualche problema. Il corpo invece, manifesta la persona. Con Merlau Ponty possiamo dire: “io sono il mio corpo”. Esso va quindi trattato con cura e rispetto.

“Se non sappiamo ciò che facciamo realmente, non possiamo certo fare ciò che vogliamo. Credo che conoscere sé stesso sia la cosa più importante che un essere umano possa fare di sé. Come si può conoscere sé stessi? Imparando ad agire non come si dovrebbe, ma come si fa effettivamente. Abbiamo grande difficoltà a distinguere ciò che facciamo per dovere da ciò che vogliamo fare per noi stessi.”- Moshe Feldenkrais

Cos’è il Metodo Feldenkrais?

·      È un sistema innovativo di lavoro su di sé che utilizza il movimento, il tocco e la conoscenza degli schemi motori.
·      Sviluppa le capacità di percezione del corpo per ottenere un miglioramento funzionale della persona.
·      Non è una forma di ginnastica, nemmeno una forma di terapia o di riabilitazione, e neppure un sistema psicologico o religioso.

Il metodo Feldenkrais fa delle proposte attraverso il movimento per aiutarci ad essere autentici e consapevoli della nostra storia corporea e motoria. Ogni scelta ha infatti conseguenze che influiscono su quelle successive e che producono, a poco a poco, una biografia unica ed irripetibile.
Possiamo dire che c’è una “narrativa del movimento o del corpo” frutto della storia della persona. In questo senso sono da leggere le abitudini corporee, i traumi, l’attività motoria esercitata nel passato, l’influenza emotiva…
Feldenkrais ci aiuta a vivere un’unita nel movimento, come esiste un’unità di vita ed un’unità di anima e corpo.
Moshe si è dedicato allo studio del movimento, per migliorare la consapevolezza e la capacità di azione delle persone.

La sua idea base è che ogni aspetto della vita umana, compresa la sicurezza interiore, dipende dall’immagine che ciascuno ha di sé stesso. Nel conoscersi attraverso il movimento si ha un’immagine di sé prima del processo e il traguardo sarà la conoscenza di ciò che veramente si è almeno in un certo aspetto della propria esistenza.
Secondo Feldenkrais la persona ha la potenzialità di auto-orientarsi e il suo lavoro conferma l’idea che l’uomo è strutturalmente predisposto ad imparare per tutta la vita, è motivato e desideroso di fare nuove esperienze sensoriali.
Questo lavoro aiuta ciascuno a diventare “attore” del proprio apprendimento, ad imparare ad imparare. La persona agisce in modo intenzionale, per prove ed errori per trovare una soluzione soddisfacente e corrispondente alle proprie intenzioni. Sappiamo infatti che la realtà è morbida all’intenzionalità.


Il Metodo Feldenkrais viene insegnato in due forme:

*Conoscersi attraverso il movimento® Lezioni di gruppo: l’insegnante conduce verbalmente attraverso una sequenza di movimenti semplici e piacevoli che vengono cambiati ogni lezione e che coinvolgono ogni parte del corpo. Il massimo rilievo viene dato al come ci si muove.
*Integrazione funzionale® Lezione individuale: le mani dell’insegnante guidano l’allievo in un processo di comunicazione non verbale. Si può sperimentare e registrare dentro di sé modi di muoversi meglio organizzati in un lavoro di volta in volta adattato alle proprie necessità.

Questo lavoro ha aiutato le persone in tutto il mondo a vivere una vita più integrata e realizzata. Esso vuole risvegliare l’intelligenza del corpo e la sua naturale spontaneità, migliorare la coordinazione, aumentare la flessibilità, migliorare posture scomode o dannose, eliminare rigidità, tensioni e dolori.
Si basa sull’ascolto delle sensazioni che i movimenti suscitano, sullo sviluppo di nuovi modi di muoversi, atteggiarsi e percepirsi.
Poiché la maggior parte degli stimoli che raggiungono il sistema nervoso proviene dall’attività muscolare, Il movimento è una delle chiavi più importanti per apprendere, modificare così i modelli comportamentali inadeguati e giungere alla vera maturità, dirigendosi verso un maggiore possesso delle proprie facoltà fisiche, intellettuali e affettive, unito a un controllo consapevole del proprio agire. La consapevolezza dà la libertà di scegliere, di restare fedele ad una abitudine oppure cambiarla.

Per praticare il Metodo Feldenkrais basta avere curiosità, apertura all’esplorazione, alla conoscenza di sé ed all’ascolto del proprio corpo.
Esso non ha controindicazioni perché rispetta la persona adattandosi alle sue peculiarità, potenzialità e limiti.
Alcune idee di Moshe e del suo lavoro sono veramente rivoluzionarie e ben si accordano all’evoluzione dell’etica, scienze motorie, psicologia e medicina moderne.

Dolore o qualche problema

L’approccio Feldenkrais alla rieducazione del movimento, si può considerare come un processo di riapprendimento psicosomatico basato sulla plasticità del cervello.
Con questo metodo le persone non devono considerarsi vittime di una malattia, o passivi recipienti di cura e devono tener presente due elementi di base:
  • credere che un cambiamento e una possibilità di miglioramento sono possibili;
  • imparare la consapevolezza di se stessi, del proprio corpo, delle proprie reazioni abituali a elementi di stress, aumentare la propria partecipazione nel processo di rieducazione, insomma assumersi la responsabilità del proprio miglioramento.

 Feldenkrais afferma: «è più sano apprendere piuttosto che essere malati e farsi curare. L’apprendimento organico è essenziale e può essere anche terapeutico».
Dobbiamo imparare che spesso i dolori e le malattie non sono che un segno del cattivo uso che facciamo di noi stessi. Il riconoscimento della sottile interazione tra mente e corpo accade spesso per la prima volta durante un periodo di malattia: impariamo a sfruttare questi momenti preziosi!


Il Metodo Feldenkrais nell’ educazione, medicina, psicologia ed etica odierna

Moshe Feldenkrais, nel suo libro Conoscersi attraverso il movimento scrive: “la maggior parte delle persone attive e soddisfatte, vive dietro la maschera che permette loro di soffocare, con maggior o minor dolore, qualsiasi vuoto essi avvertono dentro di sé, quando si fermano ed ascoltano il loro cuore”.

La realizzazione pratica di alcune idee di Moshe e del suo lavoro sono veramente rivoluzionari e ben si accordano all’evoluzione dell’etica, scienze motorie, psicologia e medicina moderne.
Questo sembrerà molto teorico, ma Feldenkrais è un “modo di muoversi e di conoscersi” non una serie di esercizi ed è comprensibile in pieno solo frequentando i corsi.
Si basa sull’esperienza, infatti il metodo è nato in seguito ad un incidente che Feldenkrais ebbe ad un ginocchio. A Moshe diagnosticarono una malattia che fu ritenuta incurabile, gli fu detto che non avrebbe più camminato ed invece ci riuscì e sviluppò questo lavoro che ora è conosciuto in tutto il mondo.
La frase sopra citata, è inserita nella prefazione del libro che così comincia: “Noi ci comportiamo secondo l’immagine che abbiamo di noi stessi. Questa immagine di sé – che da un lato governa ciascun nostro atto – è condizionata in differenti gradi da tre fattori: eredità, educazione ed autoeducazione”.
Secondo Feldenkrais, per formare l’immagine di sé corporea, possiamo influire e solo in parte sulla autoeducazione.
Per lui l’educazione fa di ciascuno di noi un membro di una determinata società e cerca di renderci il più possibile simili l’uno all’altro. Essa cerca di aumentare l’omogeneità degli individui anche perché “molta gente pensa che la comunità sia più importante degli individui di cui è composta”. Questa uniformità crea molti conflitti con le caratteristiche individuali. Essi sono risolvibili solo per mezzo di accomodamenti con la società. Gli accomodamenti si raggiungono sia con la soppressione dei bisogni organici delle persone che con l’identificazione dell’individuo con i bisogni della società. “Queste condizioni costringono la maggior parte degli individui (io preferisco il termine persona) a vivere dietro una maschera, con cui si mostrano agli altri e a se stessi. Ogni aspirazione, o desiderio è soggetto ad una critica rigorosa, per paura di rivelare la natura dell’individuo”.
Feldenkrais fa delle proposte attraverso il movimento per aiutarci ad essere autentici e consapevoli della nostra storia corporea e motoria.
Queste frasi sulla maschera hanno molto collegamento con la biografia drammatica narrativa che oggi comincia a prendere piede nel campo della salute e dell’etica.
Per ognuno di noi, infatti, è stata creata una maschera particolare per quella che è la nostra parte nella vita. La maschera è la persona stessa quando arriva a conoscere se stessa in modo adeguato. Non è possibile separare l’attore e la maschera perché chi compie l’atto diventa ciò che ha compiuto. Nel conoscersi attraverso il movimento si ha un’immagine di sé prima del processo e il traguardo sarà la conoscenza di ciò che veramente si è almeno in un certo aspetto della propria esistenza.
Feldenkrais come tante altre persone geniali propone l’unità, l’holos, unità corpo-anima ed unità di vita tra passato, presente, e futuro. Ci vuole aiutare a vivere il momento presente con amore, anche dal punto di vista corporeo. Ci vuole insegnare ad essere attori-autori della nostra vita, tenendo conto che la realtà è morbida all’intenzionalità perché siamo noi a determinare quello che facciamo.
Questo processo di crescita dell’individuo tramite l’educazione, ad esempio, comincia ad essere preso in maggior considerazione dalla medicina e dalla bioetica e nasce uno stile più attento alla narrazione personale, in cui si riflette la complessità degli aspetti morali e psicologici tipica della biografia, una sorta di storia di vita, in cui azioni e reazioni, sintomi e significati si caricano di una valenza nuova, che interroghi i principi, che appella alle virtù ma che conserva tutta la sua specifica complessità e si sottrae a possibili forme di riduzionismo astratto. E’ un approccio che la medicina narrativa sta rivalutando diventando sempre più attenta alla storia personale del soggetto e non alla storia delle sue malattie. Non è un modo di fare medicina in contrapposizione alla moderna medicina scientifica; costituisce piuttosto un affiancamento sostanziale alla ricostruzione tradizionale dell’anamnesi, evitando di ridurre il paziente in uno schema logico di tipo tecnico-scientifico o semplicemente statistico. In bioetica questa è una nuova modalità, che include i contributi della fenomenologia e della ermeneutica, per capire come il soggetto può essere protagonista attivo di un dibattito bioetico, in cui altrimenti correrebbe il rischio di fare da semplice spettatore, come oggetto di cui si parla, ma non come soggetto che parla di sé, della sua esperienza e della sua reale sofferenza, delle cure che vorrebbe ricevere e del modo in cui vorrebbe che gli fossero somministrate. Il problema bioetico appare sempre più come un problema di etica applicata. Applicata ad un soggetto che la rielabora e la soffre in prima persona, nel tentativo di contribuire alla soluzione.
Solo partendo dall’esperienza del soggetto, dai suoi bisogni e dalla sua sofferenza è possibile demistificare l’esaltazione del principio di autodeterminazione, tanto in voga oggi, perché mentre si sottolinea il diritto di ogni uomo a rivendicare l’esercizio pieno della libertà, si fa passare in secondo piano l ’intrinseca vulnerabilità dell’uomo, la mutevolezza delle sue valutazioni e delle sue decisioni, soprattutto quando è malato.


Perché scrivere questo quando Feldenkrais non è una terapia?

Perché Feldenkrais è, in un certo senso, una rivoluzione, una innovazione nella salute umana e spesso quando la riabilitazione classica e la medicina tradizionale non possono fare più niente le persone arrivano da noi ed ottengono risultati.
Ci può essere un’ottima collaborazione tra medicina e questa forma di educazione, mantenendo bene la distinzione. Nel Feldenkrais non c’è un paziente e qualcuno che cura, ma un insegnante che fa sì che l’allievo da lui guidato apprenda nuovi modi di muoversi, che impari a conoscersi nelle sue reazioni psicocorporee e posturali e questo è in accordo con la dimensione biografica della medicina ed è una sorte di educazione preventiva.
Inoltre, secondo Feldenkrais siamo tutti “cerebro-lesi” nel senso che permettiamo a molte aree del nostro cervello di atrofizzarsi attraverso un cattivo uso o un non uso, ci accontentiamo di così poco! Possiamo avere un terribile portamento e schemi di movimento ed abitudini che deformano e danneggiano il nostro corpo e cervello ed essere ancora classificati come normali.
La maggior parte di noi usa forse il cinque per cento del potenziale corpo-cervello mentre dall’altra parte “se trattati adeguatamente, disabili di ogni specie diventano adulti aperti e creativi, gli esempi sono così numerosi che è superfluo citarne” (Feldenkrais).
Il Feldenkrais ben si abbina quindi ad una medicina olistica che non è intesa in alternativa a quella allopatica ma nel senso che tiene conto di tutte le dimensioni della persona. Va distinto invece da una medicina dove il singolo operatore pretende di prendersi cura ed essere esperto di tutti gli ambiti.
La persona è un’unità, senz’altro agendo su un livello si influisce su tutto, ma questi livelli sono distinti ed ognuno ha il suo ambito di competenza. Non va mescolato quindi con una medicina che pensa che con la forza della mente si arrivi all’autoguarigione di tutto e non si limita a curare quello che può, consapevole che parte dell’essere umano è il limite e la sofferenza che non sempre si riesce ad evitare ed anzi, come sperimentiamo noi insegnanti Feldenkrais e non solo, spesso diventa motivo di crescita profonda.
L’applicazione del metodo, tuttavia, non è solo nell’ ambito della salute per la riduzione del dolore, dell’ansia e per restituire funzionalità e capacità motorie in caso di problemi ortopedici e neurologici ma i campi sono i più svariati.
Infatti, potendo essere considerato “la grammatica del movimento”, viene usato nell’educazione, arte, sport, psicologia, aziende ecc. per migliorare la tecnica e superare limitazioni connesse alla situazione performativa.


Nessun commento:

Posta un commento