Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

domenica 8 novembre 2015

Come bambini: I bambini imparano dall'esperienza, non necessariamente imparano quello che vogliamo noi- Lavorare con e non contro il sistema nervoso



 Norman Doidge, autore del cervello infinito, ha appena pubblicato in italiano:

Le guarigioni del cervello

Le nuove strade della neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il nostro cervello

"E' un libro di miracoli: un compendio avvincente delle inattese guarigioni del cervello dai disturbi fisici e mentali. Affascinante ... il pensiero corre a Oliver Sacks".

The Guardian

 

Nel libro, che è stato pubblicato in italiano da Ponte alle Grazie, ben due capitoli sono dedicati al Metodo Feldenkrais. Allego alcune frasi che riguardano questo lavoro su si sè. Nella traduzione c'è un refuso: si parla di Feldenkrais come medico mentre era invece un fisico, tanto che la madre disse: "poteva vincere il premio nobel per la fisica ed ha fatto il massaggiatore"!

   

Moshe Feldenkrais: precursore della mindfulness


Questa particolare sottolineatura sull'autoconsapevolezza e sul controllo dell'esperienza dipende in parte dall'incontro di Feldenkrais con l'aspetto meditativo delle arti marziali orientali, che lo ha reso un precursore della mindfulness diffusasi circa cinquant'anni dopo. Le intuizioni di Feldenkrais sono state confermate dal neuroscienziato Michael Merzenich, il quale mostrò che un cambiamento neuroplastico a lungo termine si verifica più facilmente quando una persona o un animale si concentrano sul processo di apprendimento. Nel corso di alcuni esperimenti Merzenich mappò i cervelli di animali prima e dopo compiti d'apprendimento diversi. Quando gli animali eseguivano il compito per ottenere un premio automaticamente, senza concentrarsi, le mappe cerebrali si modificavano, ma solo temporaneamente. (p. 233)




Toccare, sentire, danzare con l'altro...


Uno dei principali modi con cui Feldenkrais aiutava un cervello danneggiato a imparare consisteva nell'utilizzare il proprio corpo per sentire, trovare una corrispondenza e identificarsi con il sistema nervoso dell'allievo. Il tatto era un elemento fondamentale: Feldenkrais riteneva che, quando il suo sistema nervoso si connetteva con quello dell'altra persona, insieme formassero un unico sistema, «un nuovo insieme [...] una nuova entità [...] Chi tocca e chi è toccato avvertono ciò che sentono tramite le mani che si uniscono, anche se non capiscono e non sanno cosa stanno facendo. La persona toccata diviene consapevole di ciò che sente l'altra e, senza capire, ne modifica la configurazione in modo che si adatti a ciò che le viene richiesto. Quando tocco non cerco niente dalla persona che tocco; sento soloì ciò di cui ha bisogno [...] che se ne renda conto o meno, e ciò che posso fare in quel momento per far sentire meglio là persona».32 L'idea di una simbiosi fra due sistemi nervosi descritta da Feldenkrais ricorda una danza, dove un partner impara seguendo l'altro, senza alcuna istruzione formale.33 Tale «danza», come qualunque altra forma di danza, ha a che fare con la comunicazione fra due persone. Quando Feldenkrais toccava un allievo, trasmetteva indicazioni non verbali su ciò che il suo corpo sarebbe stato in grado di fare quando veniva mosso, sentendo nuove variazioni di movimento che gli arti con certe limitazioni avrebbero potuto eseguire. Questo è particolarmente importante con gli allievi più anziani che, invecchiando, hanno ripetuto le stesse abitudini motorie innumerevoli volte, rinforzando neuroplasticamente questi pattern; trascurando altri pattern, hanno perso i circuiti corrispondenti, secondo il principio use it or tose it. Feldenkrais era capace di ricordare agli allievi movimenti che eseguivano un tempo ma che avevano ormai perduto.


Less is more

7. Ridurre lo sforzo ogni volta che è possibile. L'uso della forza è l'opposto della consapevolezza; quando siamo sotto sforzo nonimpariamo. Il principio non dovrebbe essere senza dolore non otteniamo alcun risultato, ma piuttosto se ci sforziamo non otteniamo alcun risultato. Felderikrais pensava che la forza di volontà (che a lui di certo non mancava) non aiutasse nello sviluppo della consapevolezza. Lo stesso valeva per qualunque tipo di azione compulsiva, che aumenta il tono muscolare in tutto il corpo. Lo sforzo compulsivo provoca movimenti meccanici, automatici, che diventano abituali e insensibili al mutare delle circostanze. La compulsione è il problema, non la soluzione. Possiamo eliminare molta tensione muscolare ricorrendo alla consapevolezza per accorgerci con quale frequenza mettiamo in tensione e utilizziamo senza rendercene conto muscoli


che non sono necessari per eseguire un certo movimento. Feldenkrais chiamava questi movimenti superflui o «parassiti».
8. Gli errori sono essenziali: non esiste un modo giusto per muoversi, ma solo modi migliori. Feldenkrais non correggeva gli errori né le persone, ma insisteva su un punto: «Non essere severo, impaziente di evitare ogni movimento sbagliato. Il tipo di apprendimento previsto dalla Consapevolezza attraverso il movimento è una fonte di sensazioni piacevoli, che perdono la loro chiarezza se qualcosa ne offusca il piacere [...] Non è possibile evitare gli errori».20 Per insegnare alle persone a lasciarsi alle spalle le cattive abitudini, Feldenkrais le incoraggiava a provare dei movimenti casuali finché non individuavano quello più funzionale. Anziché correggere gli errori, incoraggiava gli allievi a notare la mancanza di fluidità in movimenti appena percepibili. Dovevano imparare, insisteva, dai loro movimenti, non da lui. Durante le lezioni di ATM suggeriva di mettere da parte la facoltà critica: «Non siate voi a decidere come eseguire il movimento; lasciate che sia il vostro sistema nervoso a decidere. Ha milioni di anni di esperienza».21 In un certo senso, stava chiedendo ai suoi allievi di compiere una libera associazione di tipo psicoanalitico - utilizzando i movimenti anziché le parole - in modo che le soluzioni emergessero in modo spontaneo. (pp.236-7)




Indice

Prefazione 9
Capitolo 1. «Medico, cura te stesso» Michael Moskowitz scopre che si può «disimparare» il dolore cronico 17
Capitolo 2. L'uomo che ha sconfitto i sintomi del Parkinson camminando
Come l'esercizio fisico aiuta a sconfiggere i disturbi degenerativi
e a ritardare la demenza 55
Capitolo 3. Le fasi della guarigione neuroplastica
Come e perché funziona 145
Capitolo 4. Ricablare il cervello con la luce
Usare la luce per risvegliare i circuiti neurali dormienti 162
Capitolo 5. Moshe Feldenkrais: medico, cintura nera di judo e guaritore
Guarire gravi problemi cerebrali attraverso la consapevolezza
mentale e il movimento
Capitolo 6. Un cieco impara a vedere
L'applicazione del metodo Feldenkrais, della saggezza buddista
e di altri trattamenti neuroplastici
Capitolo 7. Un dispositivo per resettare il cervello
Stimolare la neuromodulazione per ottenere la remissione dei sintomi
I. Un bastone appoggiato al muro
IL Tre casi di reset cerebrale: Parkinson, ictus, sclerosi»multipla
III. Due vasaie a pezzi
IV. Il cervello ritrova l'equilibrio... con un piccolo aiutino
Capitolo 8. Un ponte sonoro
Musica e cervello: un legame speciale
I. Il riscatto di un ragazzo dislessico
IL La voce di una mamma
HI. Ricostruire il cervello dal «sotto» al «sopra» 427
IV. La soluzione del mistero dell'abbazia 461
Appendice 1. Un approccio multiterapico per il TBI
e iproblemi neurologici 485
Appendice 2. Trattare il TBI con il Matrix Repatterning 488
Appendice 3. Il neurofeedback come trattamento per ADD, ADHD,
epilessia, ansia e TBI 493
Ringraziamenti 496
Indice dei nomi e degli argomenti

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