Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

martedì 17 gennaio 2017

Evangelizzare con il corpo di Jutta Burggraf (ita/en/es)

«“Cerco Dio! Cerco Dio!... Dove se n’è andato Dio?"... Ve lo dirò... “Dio è morto! E siamo stati noi a ucciderlo!... Quel che di più sacro e potente aveva posseduto finora il mondo, si è dissanguato sotto i nostri coltelli”... A questo punto il folle tacque e guardò nuovamente l’uditorio: anche loro tacevano e lo guardavano perplessi. Alla fine scagliò a terra la sua lanterna, che si ruppe in mille pezzi e si spense. “Sono arrivato troppo presto – disse allora -, non è ancora giunta la mia ora. Questo avvenimento straordinario è ancora di là da venire e non è ancora arrivato alle orecchie degli uomini”». - F. Nietzsche


Per in nostri contemporanei, “Dio” è soltanto una vuota parola. Si parla oggi di un “analfabetismo religioso”, di una ignoranza anche circa i concetti più basilari della fede.
Tuttavia abbiamo idoli a non finire; per esempio, la salute, il “culto del corpo”, la bellezza, il successo, il denaro o lo sport; idoli che acquistano, certe volte, i tratti di una nuova religione. Chesterton dice: “Quando non si crede più in Dio, non si può credere più a nulla; ma il problema più grave è che, allora, si può credere a qualsiasi cosa”.
Questi cambiamenti di mentalità, invitano a esporre le proprie credenze in un modo diverso da quello precedente. A tal riguardo, uno scrittore commenta: “Non sono disposto a modificare le mie idee (di fondo) per quanto i tempi cambino molto. Però sono disposto a porre tutte le formulazioni esterne al livello dei miei tempi, per un semplice amore alle mie idee e ai miei fratelli, perché se parlo con un linguaggio morto o con una messa a fuoco superata, seppellirò le mie idee senza riuscire a comunicare con nessuno” - J.L. Martín Descalzo, Razones para la alegría.


La corporeità

La personalità di chi parla

Per parlare di Dio, non basta tener conto dell’ambiente in cui stiamo; ancora più decisiva è la personalità di chi parla: infatti, quando parliamo, non solo comunichiamo qualcosa, ma prima di tutto esprimiamo noi stessi. Il linguaggio è uno “specchio del nostro spirito”.

Esiste anche un linguaggio non verbale, che sostituisce o accompagna le nostre parole. È il clima che creiamo attorno a noi, di solito attraverso cose molto piccole, come, per esempio, un sorriso cordiale o uno sguardo di stima. Quando in un corpo umano mancano gli oligo-elementi, anche se sono minimi, uno può ammalarsi gravemente e morire. In modo analogo possiamo parlare degli “oligo-elementi” in un determinato ambiente: sono quei dettagli, difficilmente dimostrabili e ancor meno esigibili, che fanno sì che l’altro si senta a suo agio, si sappia amato e apprezzato.

Essere e sembrare

Ci conviene prendere sul serio alcune moderne teorie della comunicazione (che,
in verità, esprimono verità lapalissiane). Queste teorie ci ricordano che una persona trasmette di più per quel che essa è, che non per quello che dice. Alcuni affermano addirittura che l’80 o 90% della nostra comunicazione avviene in forma non verbale.

Inoltre, trasmettiamo in modo cosciente soltanto una piccola parte dell’informazione e tutto il resto in modo inconscio: attraverso lo sguardo e l’espressione del viso, attraverso le mani e i gesti, la voce e tutto il linguaggio del corpo. Il corpo fa conoscere il nostro mondo interiore, “traduce” le emozioni e le aspirazioni, la gioia e la delusione, la generosità e l’angoscia, l’odio e la disperazione, l’amore, la supplica, la rassegnazione e la vittoria; e difficilmente inganna; Sant’Agostino parla di un “linguaggio per così dire naturale, comune a tutti i popoli”.

Gli altri percepiscono il messaggio nello stesso modo, soltanto in parte in modo cosciente, e si accorgono di molte cose inconsciamente. Mi è rimasto impresso un episodio, grazie al quale ho potuto comprovare questa verità in modo molto chiaro. Quando lavoravo in una istituzione per persone malate e sole, un giorno un dirigente entrò nella camera di un malato e gli parlava molto amabilmente, facendogli ogni tipo di moine. Ma quando egli uscì dalla camera, il malato mi confessò che sentiva per quel dirigente una grande antipatia. Io stessa mi ero resa conto che quel visitatore, in realtà, non stimava affatto quel malato. Voleva dissimularlo, ma inconsciamente lo faceva capire. E, come era da temersi, il malato lo aveva percepito perfettamente.

Questo vuol dire che non è sufficiente sorridere e avere un’apparenza gradevole; se vogliamo toccare il cuore degli altri, dobbiamo prima cambiare il nostro cuore. L’insegnamento più importante può essere impartito dalla semplice presenza di una persona matura che ama. Nella Cina e nell’India di un tempo, l’uomo più apprezzato era quello che possedeva eccellenti qualità spirituali. Non solo trasmetteva conoscenze, ma profonde disposizioni umane. Quelli che entravano in contatto con lui, desideravano cambiare e crescere, e non avevano più paura di non essere all’altezza.

“Torna indietro

con tutte le tue torture!



Tutte le lacrime mie corrono a te,

e l’ultima fiamma del mio cuore

s’accende per te.

Oh torna indietro,

mio Dio sconosciuto!

Dolore mio! Felicità mia ultima!

F. Nietzsche

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