Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

mercoledì 4 gennaio 2017

Prevenire il Burnout del prof. Wenceslao Vial




Si vede da lontano come una tempesta...
       
La sindrome di Burnout (essere bruciati) è uno stato di stress cronico legato al lavoro. Si riscontra in particolare nelle professioni al servizio degli altri, come nel settore sanitario (infermiere, medici, psicologi), educatori, poliziotti, e anche nei sacerdoti. Non esiste consenso nel considerarla una malattia diversa alla depressione e alcune delle manifestazioni sono simili. Più che l’eccesso di lavoro, la causa sembra di essere un non trovare senso a quanto si fa, e non farlo con gioia e senso di missione e servizio. Anche la mancanza di un lavoro o fare attività che appaiono inutili portano ad uno stato simile. La motivazione quindi è fondamentale per prevenire. La fede e una prospettiva soprannaturale sono di aiuto. I tre elementi più specifici, che si presentano come tappe successive, sarebbero: 

1.     Esaurimento emotivo: le persone pensano di non poter più darsi agli altri, e che fanno già troppo; appare l’indifferenza verso gli appelli di coloro che soffrono. 
2.   Depersonalizzazione o cinismo: si esperimenta una reazione negativa verso chi chiede aiuto e verso il lavoro, e una sfiducia continua verso gli altri e le loro motivazioni.
3.      Scarsa realizzazione personale nel lavoro o inefficacia: c’è una valutazione negativa della propria realizzazione accompagnata di apatia e senso di inadeguatezza per svolgere i compiti richiesti.

Un fattore causale, a livello personale, è il perfezionismo. Di solito sono persone auto-esigenti, con scarsa tolleranza alla frustrazione e che tendono a fare di più di quello che possono. Influiscono molto le aspettative distorte: troppo basse o non raggiungibili, che portano ad uno stato di stanchezza fisica ed emozionale. Le caratteristiche dell’istituzione o la compagnia per la quale si lavora sono anche rilevanti: può darsi una sovraccarica di lavoro, ricompense insufficienti, assenza di equità, conflitti di valore, ecc.

         Di fronte ai primi sintomi di Burnout, è importante aiutare le persone a lavorare con orari stabiliti e che sappiano riservare momenti per esercitare altre attività, micro-pause dal lavoro, riposare facendo altre cose, imparare a comunicare le proprie emozioni e condividerle, non provare sempre a risolvere tutti i problemi degli altri, ecc. Se c’è perfezionismo bisogna agire su di esso: adeguare quello che ci si aspetta dalle circostanze, sopportare il fatto di lasciare cose non finite, chiedere aiuto, collaborazione, capacità di delegare, sopportare (voler bene) i difetti degli altri, rispettare e prevedere tempi d’esercizio o riposo, dedicare un tempo alla valutazione del lavoro e alle mete. Alle persone che presentano una specie di dipendenza dal lavoro è necessario far capire la necessità di darsi un orario prestabilito e di avere tempi di contemplazione e per altre attività di rilassamento.

           A livello istituzionale, è utile migliorare il benessere dei lavoratori, curare la loro preparazione professionale perché abbiano più sicurezza in quanto fanno, diminuire le cause di stress, aumentare le comunicazioni. Fomentare il senso di missione.    

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