Leggi lo studio:
Giovanni Zaccaria, La liturgia: presenza della gloria di Dio
Liturgia & Vita
Se la liturgia
è innanzitutto comunicazione della vita, esiste però anche il rischio di
viverla in maniera deformata: il ritualismo, quell’atteggiamento superficiale che
mette al centro dell’interesse l’esteriorità e l’apparenza, senza addentrarsi
nel mistero che dà la vita. Esso dimentica che «la liturgia rinvia alla vita quotidiana,
a me nella mia esperienza personale». Quando
il rito diventa una cosa esteriore, si prosciuga, si chiude in sé stesso e si
trasforma in routine. L’esperienza routinaria rovina la vocazione eucaristica dell’essere
cristiano verso la totale identificazione sacramentale con il Verbo incarnato e
il suo Mistero pasquale: «La contemporaneità con la Pasqua di Cristo, che ha
luogo nella liturgia della Chiesa, è anche una realtà antropologica. La
celebrazione non è solo rito, non è solo un “gioco” liturgico, essa vuole
essere [...] trasformazione della mia esistenza in direzione del Logos, contemporaneità interiore tra me
e l’offerta di Cristo. La sua offerta vuole diventare la mia, perché la
contemporaneità si compia e avvenga l’assimilazione con Dio».
Al contrario,
quando la liturgia è compresa in tutta la sua profondità teologica, e la sua
celebrazione è esperienza viva che coinvolge la vita personale, la liturgia
opera nei fedeli una trasformazione straordinaria: il fedele si trasforma in
«alter Christus, ipse Christus». Grazie alla
liturgia noi viviamo la vita divina, in modo tale che veniamo costituiti sacerdoti
della nostra stessa esistenza, per poter trasformare tutti gli istanti della
giornata in una «continua Eucaristia».
Se la liturgia
fosse Dio che agisce per sé stesso, non avrebbe alcun interesse per l’uomo. Se
fosse l’uomo che agisce per sé stesso, non avrebbe alcun valore. Ma poiché è
un’azione di Dio che coinvolge l’uomo e lo divinizza, allora deve
necessariamente avere delle ricadute sulla vita del singolo, altrimenti non
avrebbe alcun senso. Lo splendore del popolo di Dio di cui parla Papa Francesco
può giungere a illuminare ogni istante della nostra vita perché noi veniamo
costituiti sacerdoti della nostra stessa esistenza. Noi veniamo convocati alla
presenza della gloria di Dio perché da lì lo portiamo in tutti i luoghi della
nostra vita quotidiana. La vita ordinaria, le relazioni famigliari, il lavoro
non sono contro Dio, ma sono il luogo in cui adorare Dio. Sant’Ireneo afferma:
«La gloria di Dio è l’uomo vivente, ma la vita dell’uomo è vedere Dio»: la vera adorazione di Dio è la vita stessa dell’uomo
che vive secondo giustizia, ma essa diventa vita vera solo se riceve la sua
forma dallo sguardo rivolto a Dio. Il culto serve proprio a offrire questo
sguardo e a dare così la vita, che diventa gloria per Dio.
Lo studio è stato gentilmente concesso dalle Edizioni Ares che fino al 31 agosto hanno il 40% di sconto su tutti i libri.
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