Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

sabato 30 settembre 2017

M. Céline C., La vita tra le mani (Ita)


La vita tra le mani

Le tue mani
sono forza,
sono volontà,
prendono,
fanno,
stringono,
ma ti basta

unirle
perché siano resa,
siano attesa,
siano richiesta,
siano perdono.


Resto lì
per ore,
con lo sguardo
in mezzo
alle mie mani giunte.
Tutto quello
che sono
resta
fermo
in quell’anfratto,
dove le mani
non si uniscono
o non ancora.

E aspetto.

La mente
si svuota
mentre guardo
un bambino,
i suoi piedi,
in punta,
accende
una fiammella
con un lumino corto,
con una stoppa fragile.
Perdo il fiato
di fronte
a tutta quella fragilità
nel maneggiare la luce,
è il desiderio
che la protegge.


Una domanda potente
si aggrappa alle mie mani:
“cosa vuoi dalla mia vita?”

E più svuoto
il mio pensiero
più il mio cuore
coincide con
le mani di quel bambino,
le mani dell’anziano,
le mani del distratto,
le mani della donna sfinita
le mani di chiunque cerchi la luce,
di chiunque tenti di afferrarla,
anche solo per un attimo.

Quasi ho freddo
in quello spazio,
quello spazio
tra la mente e il cuore,
quello spazio
di sguardo attraverso le mani,
di sguardo attraverso la forza,
di sguardo attraverso la volontà,
è una terra di mezzo
attraversata da correnti contrarie,
a volte taglienti,
e c'è sempre qualcosa che distoglie,
che fa male, che sfinisce.

Ma....
è proprio questione di un attimo:
ecco,
il mio bisogno
attraversa
quella piccola nicchia di mezzo.
E tra le mani giunte
intravvedo
il fumo di una candela spenta
che, come in una danza che muore,
si perde nel vapore
delle altre vivissime luci.

Dove finirò io
se la candela si spegne?
Se non mi lascio
più usare?
Se non mi lascio
più prendere?

Il mio sguardo
ormai ha trapassato la nicchia
e in un attimo
quando il fumo
è un tutt'uno
con l'aria,
anche le mie mani
si muovono
e finalmente
si appiccicano,
si intrecciano
si fondono
l'una all'altra
l’una per l’altra.

Non sono più
nella nicchia,
non sono più nel fumo,
sono proprio
in quel lumino,
fragile, piccolo,
acceso, spento,
e resto lì
in attesa che qualcuno
usi la mia vita,
sono viva
se mi resta
il desiderio
di essere usata.

In quell’attesa
la mia certezza
diventa luce
anche se la vede solo Lui,
anche se sono spenta,
la mia preghiera
non si perderà,
mai nessuna luce
si perde
perché
Tu 
metti la mia vita
tra le Tue mani,
nella Tua preghiera,
e come in una danza
il mio cuore si muove.

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