Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

venerdì 10 novembre 2017

Manca una Teologia dell'erotismo - Gilberto Borghi, Credere con il corpo (Ita)

"la liturgia deve parlare ai cinque sensi, e farli vivere tutti e cinque, così come avviene quando si fa l'amore".


"La Chiesa ha accettato spesso il corpo che soffre, ma ha sempre visto con difficoltà il corpo che gode".




Interessante libretto per educatori: CREDERE CON IL CORPO di Gilberto Borghi, EDB.

«Oggi – nota Borghi – la fede ha possibilità di essere rilevante e produrre perciò santità e cultura solo se è data in una forma che riunisca l’uomo in tutte le sue dimensioni». Anche quella corporea, che non può ridursi a una semplice «parte» dell’essere umano, ma lo coinvolge nella sua interezza. E del resto, «la nostra fede sta in piedi sul corpo! Dio si è fatto carne. Gesù risuscita nel suo corpo. Noi ci nutriamo del suo corpo e sangue. Non esiste, semplicemente non esiste, un cristianesimo senza corpo». Perciò «il recupero di una fede del corpo è il nocciolo sul quale oggi la fede sta o cade».

«Oggi chi vuole ancora cercare un senso umano della vita non lo fa a partire da valori o regole precostituiti, ma da esperienze corporee, anche pesanti a volte». Prenderne atto è fondamentale, se si vuole ancora proporre un vangelo credibile agli uomini e alle donne – soprattutto ai giovani – del nostro tempo. È da qui che si svolge, nel corso del libro, l’idea del corpo come «luogo essenziale della salvezza».

Sullo sfondo c’è la fede cristiana nella risurrezione, contrapposta alla credenza, oggi così diffusa, nella reincarnazione (per cui il corpo è come un vestito che si può cambiare senza perdere la propria identità). «È evidente che per vivere da risorti sarà anche necessario “purificare” la dimensione corporea da ciò che la spinge a diventare autoreferenziale e a non seguire più la direzione dell’amore, dell’offerta di sé data da Dio. Ma ciò vale allo stesso modo per tutte le altre dimensioni della persona, mente compresa, nelle quali pure è presente la conseguenza del peccato». È soprattutto lo spirito, anzi, a doversi convertire. Non a caso «la conversione, cioè il progressivo orientarsi a Dio, è metanoia in greco, cioè cambiamento di mente, di mentalità».

Questa attenzione al corpo cambierebbe anche lo stile delle nostre celebrazioni liturgiche, spesso così spente e razionalizzate, a cominciare dalla messa. La corporeità dovrebbe giocarvi un ruolo fondamentale: «La liturgia deve parlare ai cinque sensi, e farli vivere tutti e cinque, così come avviene quando si fa l’amore».

A questo proposito, l’autore sottolinea l’importanza di una rivalutazione della sessualità e dell’eros: «Ci manca una teologia dell’erotismo». Si lega a questo la diffidenza secolare nei confronti del piacere: «La Chiesa ha accettato spesso il corpo che soffre, ma ha sempre visto con difficoltà il corpo che gode». Nella stessa terminologia del Catechismo riguardante la sessualità «mancano, quasi, le parole tenerezza, desiderio, gioia, gusto, felicità, piacere, godimento». Eppure la Bibbia contiene anche il Cantico dei cantici! E la metafora ricorrente in essa è quella dell’unione sponsale tra Dio e gli uomini. «Non è un caso quindi che l’atto eucaristico supremo di Gesù si esprima con la stessa frase che un marito e una moglie vivono nell’atto d’amore: “Questo è il mio corpo dato per te”». 


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