Un precursore di Giovanni
Paolo II nella teologia del corpo: Josemaria Escrivà de Balaguer
La sua docilità
all’ispirazione divina ha generato una spiritualità per tutti, ed è talmente
ovvia, umana, che come tutte le cose ovvie… non è capita da molti (forse anche
perché, come in tutte le realtà che portano avanti gli uomini, si associano gli
errori dei singoli al messaggio che vogliono trasmettere).
Va sottolineata
l’importanza, l’originalità del suo materialismo cristiano, del valore divino
dell’umano, del corpo, della contemplazione nell’azione, nel lavoro.
Ecco alcuni brani da quella
che si può considerare la sua Magna Charta:
Amare
il mondo appassionatamente
Celebriamo la Sacra
Eucaristia, il sacrificio sacramentale del Corpo e del Sangue del Signore, il
mistero di fede che riassume in sé tutti i misteri del cristianesimo.
Celebriamo, pertanto, l’azione più sacra e trascendente che noi uomini possiamo
realizzare, per grazia di Dio, in questa vita: unirci in comunione con il Corpo
e il Sangue del Signore, viene ad essere per noi, in un certo senso, come
scioglierci dai legami di terra e di tempo per trovarci di già con Dio nel
Cielo, là dove Cristo stesso asciugherà le lacrime dei nostri occhi e dove non
ci sarà morte, né pianto, né gemiti di fatica, perché il mondo vecchio sarà
ormai passato.
Questa verità così
consolante e profonda, questo significato escatologico dell’Eucaristia, come
usano dire i teologi potrebbe però essere frainteso: e lo è stato ogniqualvolta
si è voluto presentare la vita cristiana come qualcosa di esclusivamente
“spirituale” – spiritualista, voglio dire -, riservato a gente “pura”,
eccezionale, che non si mescola alle cose spregevoli di questo mondo, o tutt’al
più le tollera come una cosa a cui lo spirito è necessariamente giustapposto,
finché viviamo sulla terra.
(…) Rispondiamo con un
semplice no a questa visione distorta del cristianesimo.
Non è forse vero (…) che è
la vita ordinaria il vero luogo della vostra esistenza cristiana? Figli miei,
lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il
vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro
quotidiano incontro con Cristo. E’ in mezzo alle cose più materiali della terra
che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini.
(…) Il mondo non è cattivo:
perché è uscito dalle mani di Dio, perché è creatura sua, perché Jahvè lo guardò
e vide che era buono. Siamo noi uomini a renderlo cattivo e brutto, con i
nostri peccati e le nostre infedeltà. (…)
Dovete invece comprendere
adesso – con una luce tutta nuova – che Dio vi chiama per servirlo nei compiti
e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un
laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra
di un’università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e
in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno.
Sappiatelo bene: c’è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni
più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.
(…) Saper materializzare la
vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione – così
frequente allora, e anche oggi – di condurre una specie di doppia vita: da una
parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall’altra, come una
cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta
tutta di piccole realtà terrene.
Non ci può essere una doppia
vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere
cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che
dev’essere – nell’anima e nel corpo – santa e piena di Dio: questo Dio
invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali.
Non vi è altra strada, figli
miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo
troveremo mai.
Per questo vi posso dire che
la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che
sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del
Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro
continuo con Gesù Cristo.
Il senso cristiano autentico
– che professa la risurrezione della carne – si è sempre opposto, come è
logico, alla disincarnazione, senza tema di essere tacciato di materialismo. E’
consentito, pertanto, parlare di un materialismo cristiano, che si oppone
audacemente ai materialismi chiusi allo spirito.
«Tutte le cose sono vostre,
voi siete di Cristo e Cristo è di Dio». Si tratta di un moto ascensionale che
lo Spirito Santo, diffuso nei nostri cuori, vuole provocare nel mondo: dalla
terra, fino alla gloria del Signore. E perché non ci fosse dubbio che in questo
moto si includeva pure ciò che sembra più prosaico, san Paolo scriveva anche:
«Sia che mangiate, sia che beviate, fate tutto per la gloria di Dio».
Questa dottrina della Sacra
Scrittura, (…) vi deve spingere a realizzare il vostro lavoro con perfezione,
ad amare Dio e gli uomini facendo con amore le piccole cose della vostra
giornata abituale, scoprendo quel qualcosa di divino che è nascosto nei
particolari. (…)
Vi assicuro, figli miei, che
quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti,
in esse trabocca la trascendenza di Dio. Per questo vi ho ripetuto, con
ostinata insistenza, che la vocazione cristiana consiste nel trasformare in endecasillabi
la prosa quotidiana. Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano
laggiù, sulla linea dell’orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si
fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria…
E adesso, figlie e figli
miei, permettetemi di soffermarmi su di un altro aspetto – particolarmente
toccante – della vita di tutti i giorni. Mi riferisco all’amore umano, l’amore
autentico e puro fra un uomo e una donna, il fidanzamento, il matrimonio.
Mi preme di dire una volta
ancora che questo santo amore umano non è qualcosa di semplicemente consentito
o tollerato, accanto alle vere attività dello spirito, come potrebbe
sottintendersi in quei falsi spiritualismi cui alludevo dianzi.
Sono quarant’anni che sto
predicando a viva voce e per iscritto tutto il contrario, e finalmente
cominciano a comprenderlo quelli che non lo capivano.
L’amore che conduce al
matrimonio e alla famiglia può essere anch’esso un cammino divino, vocazionale,
meraviglioso, una strada per la completa dedicazione al nostro Dio. Fate le
cose con perfezione, vi ricordavo, mettete amore nelle piccole attività della
giornata, scoprite – insisto ancora – quel qualcosa di divino nascosto nei
particolari: tutta questa dottrina ha speciale applicazione nello spazio vitale
in cui si muove l’amore umano.
«Non sapete che il vostro
corpo è tempio dello Spirito Santo che avete ricevuto da Dio, e che non
appartenete quindi a voi stessi?».
La preghiera contemplativa
sgorgherà dal vostro cuore ogni volta che mediterete questa grandiosa verità:
una cosa così materiale come il mio corpo è stata prescelta dallo Spirito Santo
per stabilirvi la sua dimora, io non appartengo più a me stesso…, il mio corpo
e la mia anima – tutt’intero il mio essere – sono di Dio… E questa preghiera
sarà feconda di risultati pratici, derivanti dalla grande conseguenza che lo
stesso Apostolo suggerisce: «Glorificate Dio nel vostro corpo».
D’altra parte, non potete
ignorare che soltanto fra quelli che comprendono e valutano in tutta la loro
profondità le considerazioni che abbiamo fatto sull’amore umano può sorgere la
comprensione ineffabile di cui parla Gesù, quella che è dono squisitamente
divino e spinge a dare per intero il corpo e l’anima al Signore, offrendogli il
cuore indiviso, senza la mediazione dell’amore terreno.
Per leggere il testo
completo: Amare
il mondo appassionatamente
Audio originale:
Amar al mundo apasionadamente - voz de San Josemaría.
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Amar al mundo apasionadamente - voz de San Josemaría.
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