Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

mercoledì 13 febbraio 2019

Josemaria Escrivà, Un precursore della teologia del corpo, (Ita)



Un precursore di Giovanni Paolo II nella teologia del corpo: Josemaria Escrivà de Balaguer
La sua docilità all’ispirazione divina ha generato una spiritualità per tutti, ed è talmente ovvia, umana, che come tutte le cose ovvie… non è capita da molti (forse anche perché, come in tutte le realtà che portano avanti gli uomini, si associano gli errori dei singoli al messaggio che vogliono trasmettere).

Va sottolineata l’importanza, l’originalità del suo materialismo cristiano, del valore divino dell’umano, del corpo, della contemplazione nell’azione, nel lavoro.

Ecco alcuni brani da quella che si può considerare la sua Magna Charta:

Amare il mondo appassionatamente

Celebriamo la Sacra Eucaristia, il sacrificio sacramentale del Corpo e del Sangue del Signore, il mistero di fede che riassume in sé tutti i misteri del cristianesimo. Celebriamo, pertanto, l’azione più sacra e trascendente che noi uomini possiamo realizzare, per grazia di Dio, in questa vita: unirci in comunione con il Corpo e il Sangue del Signore, viene ad essere per noi, in un certo senso, come scioglierci dai legami di terra e di tempo per trovarci di già con Dio nel Cielo, là dove Cristo stesso asciugherà le lacrime dei nostri occhi e dove non ci sarà morte, né pianto, né gemiti di fatica, perché il mondo vecchio sarà ormai passato.

Questa verità così consolante e profonda, questo significato escatologico dell’Eucaristia, come usano dire i teologi potrebbe però essere frainteso: e lo è stato ogniqualvolta si è voluto presentare la vita cristiana come qualcosa di esclusivamente “spirituale” – spiritualista, voglio dire -, riservato a gente “pura”, eccezionale, che non si mescola alle cose spregevoli di questo mondo, o tutt’al più le tollera come una cosa a cui lo spirito è necessariamente giustapposto, finché viviamo sulla terra.

(…) Rispondiamo con un semplice no a questa visione distorta del cristianesimo.

Non è forse vero (…) che è la vita ordinaria il vero luogo della vostra esistenza cristiana? Figli miei, lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo. E’ in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini.

(…) Il mondo non è cattivo: perché è uscito dalle mani di Dio, perché è creatura sua, perché Jahvè lo guardò e vide che era buono. Siamo noi uomini a renderlo cattivo e brutto, con i nostri peccati e le nostre infedeltà. (…)
Dovete invece comprendere adesso – con una luce tutta nuova – che Dio vi chiama per servirlo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un’università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c’è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.

(…) Saper materializzare la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione – così frequente allora, e anche oggi – di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall’altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene. 

Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev’essere – nell’anima e nel corpo – santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali.
Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai.
Per questo vi posso dire che la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro continuo con Gesù Cristo.
Il senso cristiano autentico – che professa la risurrezione della carne – si è sempre opposto, come è logico, alla disincarnazione, senza tema di essere tacciato di materialismo. E’ consentito, pertanto, parlare di un materialismo cristiano, che si oppone audacemente ai materialismi chiusi allo spirito.
«Tutte le cose sono vostre, voi siete di Cristo e Cristo è di Dio». Si tratta di un moto ascensionale che lo Spirito Santo, diffuso nei nostri cuori, vuole provocare nel mondo: dalla terra, fino alla gloria del Signore. E perché non ci fosse dubbio che in questo moto si includeva pure ciò che sembra più prosaico, san Paolo scriveva anche: «Sia che mangiate, sia che beviate, fate tutto per la gloria di Dio».

Questa dottrina della Sacra Scrittura, (…) vi deve spingere a realizzare il vostro lavoro con perfezione, ad amare Dio e gli uomini facendo con amore le piccole cose della vostra giornata abituale, scoprendo quel qualcosa di divino che è nascosto nei particolari. (…)

Vi assicuro, figli miei, che quando un cristiano compie con amore le attività quotidiane meno trascendenti, in esse trabocca la trascendenza di Dio. Per questo vi ho ripetuto, con ostinata insistenza, che la vocazione cristiana consiste nel trasformare in endecasillabi la prosa quotidiana. Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell’orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria…

E adesso, figlie e figli miei, permettetemi di soffermarmi su di un altro aspetto – particolarmente toccante – della vita di tutti i giorni. Mi riferisco all’amore umano, l’amore autentico e puro fra un uomo e una donna, il fidanzamento, il matrimonio.
Mi preme di dire una volta ancora che questo santo amore umano non è qualcosa di semplicemente consentito o tollerato, accanto alle vere attività dello spirito, come potrebbe sottintendersi in quei falsi spiritualismi cui alludevo dianzi.

Sono quarant’anni che sto predicando a viva voce e per iscritto tutto il contrario, e finalmente cominciano a comprenderlo quelli che non lo capivano.

L’amore che conduce al matrimonio e alla famiglia può essere anch’esso un cammino divino, vocazionale, meraviglioso, una strada per la completa dedicazione al nostro Dio. Fate le cose con perfezione, vi ricordavo, mettete amore nelle piccole attività della giornata, scoprite – insisto ancora – quel qualcosa di divino nascosto nei particolari: tutta questa dottrina ha speciale applicazione nello spazio vitale in cui si muove l’amore umano.

«Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che avete ricevuto da Dio, e che non appartenete quindi a voi stessi?».

La preghiera contemplativa sgorgherà dal vostro cuore ogni volta che mediterete questa grandiosa verità: una cosa così materiale come il mio corpo è stata prescelta dallo Spirito Santo per stabilirvi la sua dimora, io non appartengo più a me stesso…, il mio corpo e la mia anima – tutt’intero il mio essere – sono di Dio… E questa preghiera sarà feconda di risultati pratici, derivanti dalla grande conseguenza che lo stesso Apostolo suggerisce: «Glorificate Dio nel vostro corpo».

D’altra parte, non potete ignorare che soltanto fra quelli che comprendono e valutano in tutta la loro profondità le considerazioni che abbiamo fatto sull’amore umano può sorgere la comprensione ineffabile di cui parla Gesù, quella che è dono squisitamente divino e spinge a dare per intero il corpo e l’anima al Signore, offrendogli il cuore indiviso, senza la mediazione dell’amore terreno.



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