(…) San Giovanni della Croce, per citare
un autore molto stimato da Octavio Paz, da lui considerato l’ultimo
poeta della comunione, tracciò su un foglio uno schema che riassume la
Salita al Monte Carmelo. Alla base si indicano diversi cammini, ma a
partire da una certa altitudine si diradano e si legge una spiegazione:
“poiché da qui non c’è più cammino, perché per il giusto non c’è legge; egli è legge a se stesso”.
Essere legge per se stesso significa
annullare l’oggettività della legge, vale a dire, arrivare ad un momento
nel quale la legge non sia qualcosa che vedo fuori di me alla quale
debbo adeguare la mia vita, poiché l’ho interiorizzata grazie alla
virtù.
Allora è possibile agire in piena spontaneità “prescindendo dalla legge”: una volta incarnata, non devi cercarla fuori e, in un certo senso, possiamo dimenticarla. Questa è la massima libertà.
E’ di giustizia segnalare che Nietsche ha la lucidità di non parlare di volontà libera ma di volontà forte.
Allora ci possiamo chiedere cosa è la forza di volontà? La forza di volontà è la virtù, per la quale un uomo può realizzare un atto proprio di quella virtù quando vuole. Per questo è più libero il virtuoso di chi non lo è.
Forse il dramma della persona moderna è
di essere troppo libera: l’oggetto della sua compiacenzia è la sua
libertà, invece di porla nelle cose e nelle persone che può amare con
libertà.
traduzione mia da:
Rafael Jiménez Cataño, Lo desconocido es entrañable – Arte Y Vida en Octavio Paz (Nobel Letteratura 1990), p.72.

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