Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

venerdì 29 gennaio 2016

La libertà di essere liberi

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(…) San Giovanni della Croce, per citare un autore molto stimato da Octavio Paz, da lui considerato l’ultimo poeta della comunione, tracciò su un foglio uno schema che riassume la Salita al Monte Carmelo. Alla base si indicano diversi cammini, ma a partire da una certa altitudine si diradano e si legge una spiegazione:

“poiché da qui non c’è più cammino, perché per il giusto non c’è legge; egli è legge a se stesso”.



Essere legge per se stesso significa annullare l’oggettività della legge, vale a dire, arrivare ad un momento nel quale la legge non sia qualcosa che vedo fuori di me alla quale debbo adeguare la mia vita, poiché l’ho interiorizzata grazie alla virtù.

Allora è possibile agire in piena spontaneità “prescindendo dalla legge”: una volta incarnata, non devi cercarla fuori e, in un certo senso, possiamo dimenticarla. Questa è la massima libertà.

E’ di giustizia segnalare che Nietsche ha la lucidità di non parlare di volontà libera ma di volontà forte.

Allora ci possiamo chiedere cosa è la forza di volontà? La forza di volontà è la virtù, per la quale un uomo può realizzare un atto proprio di quella virtù quando vuole. Per questo è più libero il virtuoso di chi non lo è.

Forse il dramma della persona moderna è di essere troppo libera: l’oggetto della sua compiacenzia è la sua libertà, invece di porla nelle cose e nelle persone che può amare con libertà.
traduzione mia da:
Rafael Jiménez Cataño, Lo desconocido es entrañable – Arte Y Vida en Octavio Paz (Nobel Letteratura 1990), p.72.



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