Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

sabato 4 febbraio 2017

A proposito di Rigidità ed accettazione di sè (Ita)




























Rigidità ed eccesso di rigore

Una persona può spezzarsi se le si chiede continuamente “più del dovuto”: più lavoro, più meriti, guadagnare di più, produrre di più... Se da un lato è legittimo sfruttare le capacità, è pericoloso essere ossessionati dal risultato, esagerando fino a esaurirsi. In un certo senso si corre il rischio di cadere in una «ristrettezza di spirito di chi valuta tutto sulla misura di obblighi rigidi: non prendere, non gustare, non toccare, invece di vivere con il cuore dilatato dall’amore; o di chi, con il suo perfezionismo, rende la vita impossibile agli altri». Forse conviene evitare di pensare che «quanto più rigore, tanta più perfezione», ma «quanta più verità, tanta più perfezione» e perfetto può essere considerato chi raggiunge il fine, non chi non sbaglia mai. Se non pensiamo così, non vediamo la nostra realtà autentica e siamo sempre più dipendenti dagli altri, sempre più schiacciati dalla nostra immagine. Va quindi imparata la libertà che «è un’esperienza personale e intima dell’uomo che significa, allo stesso tempo, un radicale “stare in sé stessi” e una grande apertura alle realtà esterne». Amare non consiste semplicemente nel fare qualcosa per qualcuno, ma avere fiducia nella vita che c’è: si tratta di comprendere l’altro con le sue reazioni, più o meno opportune, le sue paure e le sue speranze. È fargli scoprire che è unico e degno di attenzione, è aiutarlo ad accettare quanto vale, la sua bellezza, la luce in lui nascosta, il senso della sua esistenza.
Se una persona sente di essere amata per quello che è, senza bisogno di mostrarsi in un certo modo, si sente sicura, cadono le maschere e le barriere. Non è più necessario né dimostrare né nascondere nulla: non è più necessario difendersi. 





La buccia di banana

Questa gente era osservante della legge: il sabato non camminavano più di cento metri - o non so quanto si poteva fare – mai, mai andavano a tavola senza lavarsi le mani e fare le abluzioni; ma era gente molto osservante, molto sicura nelle sue abitudini’. Sì, è vero, ma nelle apparenze. Erano forti, ma al di fuori. Erano ingessati. Il cuore era molto debole, non sapevano in cosa credevano. E per questo la loro vita era, la parte di fuori, tutta regolata, ma il cuore andava da una parte all’altra: un cuore debole e una pelle ingessata, forte, dura.




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