Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

sabato 18 marzo 2017

Octavio Paz, La vocazione (Ita/Es)

La vocazione

secondo Octavio Paz

La vocazione comincia con una chiamata. È un destarsi di facoltà e disposizioni che dormivano dentro di noi e che, convocate da una voce che viene da non sappiamo dove, si svegliano e ci rivelano una parte della nostra intimità. Nello scoprire la nostra vocazione scopriamo noi stessi. È una seconda nascita. Perciò molti artisti cambiano il nome che gli diedero i genitori per un altro, quello della loro vocazione. Il nuovo nome è un segnale, o meglio, una parola d’ordine che apre loro il cammino verso una regione nascosta della loro persona. Vocazione viene da vocatio: chiamata; a loro volta, vocatio è un derivato di vox. La parola designava all’inizio, dice il Diccionario de Autoridades, “l’ispirazione con cui Dio chiama a uno stato di perfezione, specialmente quello di religione”. Dio ha diversi modi di chiamare e, come riferisce la Bibbia, molti di essi sono muti; segnali silenziosi, segni che dobbiamo decifrare.
Anche se il significato religioso di vocazione si è esteso ad altri campi, soprattutto all’arte e al pensiero, in tutti i casi la parola designa due atti correlativi: la chiamata e la risposta. Chi o che cosa ci chiama? Non lo sappiamo con certezza; è un agente esterno, una forza, un fatto apparentemente insignificante ma carico di senso, una parola sentita per caso, che so io; eppure, anche se viene da fuori, si confonde con noi stessi. La vocazione è la chiamata che un giorno, contrassegnato fra tutti gli altri, ci facciamo e alla quale non abbiamo altro rimedio che rispondere, se vogliamo realmente essere. La chiamata ci costringe ad uscire da noi stessi. La vocazione è un ponte che ci porta ad altri mondi che sono il nostro vero mondo.

La vocación comienza con un llamado. Es un despertar de facultades y disposiciones que dormían adentro de nosotros, y que, convocadas por una voz que viene de no sabemos dónde, despiertan y nos revelan una parte de nuestra intimidad. Al descubrir nuestra vocación nos descubrimos a nosotros mismos. [[Es un segundo nacimiento. Por esto muchos artistas cambian el nombre que les dieron sus padres por otro, el de su vocación. El nuevo nombre es una señal, mejor dicho, una contraseña que les abre el camino hacia una región oculta de su persona. Vocación viene de vocatio: llamamiento; a su vez, vocatio es un derivado de vox. La palabra designó al principio, dice el Diccionario de Autoridades, “a la inspiración con que Dios llama a un estado de perfección, especialmente al de religión”. Dios tiene distintas maneras de llamar y, como refiere la Biblia, muchas son mudas; señales silenciosas, signos que debemos descifrar.
Aunque el significado religioso de vocación se ha extendido a otros campos, sobre todo a los del arte y el pensamiento, la palabra designa, en todos los casos a dos actos correlativos: el llamado y la respuesta.]] ¿Quién o qué nos llama? No lo sabemos a ciencia cierta; es un agente exterior, una fuerza, un hecho en apariencia insignificante pero cargado de sentido, una palabra oída al azar, qué se yo; no obstante, aunque viene de fuera, se confunde con nosotros mismos. La vocación es el llamado que un día, señalado entre todos, nos hacemos y al que no tenemos más remedio que responder, si queremos realmente ser. El llamado nos obliga a salir de nosotros mismos. La vocación es un puente que nos lleva a otros mundos que son nuestro verdadero mundo.
Paz, Octavio, “La espuma de las horas”, en: Al pasoSeix Barral, Barcelona 1992, pp. 126-127.


 














Audio Lettera di Fernando Ocariz: parte 1  e   parte 2 

L' audio è in .mp3, per convertire in .4a o altro, basta seguire i passaggi su: Online audio-converter



Nessun commento:

Posta un commento