Ad ogni tipo di scrittura
(stampatello e corsivo) sono associati schemi cerebrali differenti e diversi
stati emotivi.
In particolare la scrittura
in corsivo attiva le reti della lettura e della scrittura.
Gli studi portati avanti
dalle neuroscienze dimostrano come il progressivo oblio della scrittura manuale
ha delle conseguenze sul funzionamento del cervello umano. La penna, anche per
il suo non poter essere cancellata, costringe il cervello ad operare scelte
veloci dei vocaboli da utilizzare; allo stesso tempo è necessario prestare
massima attenzione a scrivere bene tutte le lettere, a seguire le regole
grammaticali, ecc..
Scrivere in corsivo, a
differenza dello stampatello, obbliga a non staccare la mano dal foglio. Uno
sforzo che stimola il pensiero logico-lineare, quello che permette di associare
le idee in modo lineare.
I giovani con maggiori
abilità nello scrivere in corsivo hanno una migliore capacità
deconcettualizzare gli argomenti e di problem solving.
Usare la tastiera attiva
solo la parte sinistra del cervello.
Con carta e penna, invece,
si attivano l’emisfero sinistro, la zona frontale inferiore e la corteccia
parietale posteriore, cioè le aree che sovrintendono la coordinazione
occhio-mano, la motricità fine.
Secondo alcuni studi la
mancanza dell’uso del corsivo può avere effetti negativi sullo sviluppo del
cervello.
In una ricerca
dell’Università dell’Indiana, condotta dalla psicologa Karin Harman
James, è risultato che la scrittura manuale è in grado di attivare importanti
processi cognitivi. “I bambini capaci di
scrivere a mano, hanno fatto registrare un’attività neuronale molto più
sviluppata rispetto all’altro gruppo testato, comprovando l’importanza
della produzione manuale di segni bidimensionali”.
Un altro risultato
importante a favore del corsivo viene dallo studio di
Virginia Berninger dell’Università di Washington: “In termini di
costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra
cervello e mano. La scrittura
manuale legata accende massicciamente aree del cervello coinvolte anche
nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria” dice
l’esperta.
Secondo Federico
Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, la perdita del corsivo potrebbe essere alla
base di molti disturbi dell’apprendimento. “Scrivere in
corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, scrivere in
stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il
tempo e il respiro della frase. E il
corsivo così come lega le lettere lega i pensieri” dice l’esperto.
Neuropsicomotriciste,
psicomotriciste funzionali, applicatrici di metodi, formatrici
Dott.sse Erika D’Antonio
e Francesca Tabellione
Qui l'articolo originale: L'importanza
del corsivo: collegamento tra mano e cervello
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