Il racconto del Natale
“La Vergine è pallida e
guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo viso è uno stupore
ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il
suo bambino, la carne della sua carne e il frutto del suo ventre. L’ha portato
nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in
certi momenti la tentazione è così forte da dimenticare che è Dio. Lo stringe
tra le braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri momenti rimane interdetta e
pensa: Dio è qua, e si sente presa da timore religioso per questo Dio muto, per
questo bambino che l’intimorisce. Maria avverte nello stesso tempo che il
Cristo è suo figlio, il suo bambino, ed è Dio. Lo guarda e pensa: questo Dio è
mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. È fatto di me. Ha i miei occhi.
La forma della sua bocca è la forma della mia. Mi assomiglia. Nessuna donna ha
mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola. Un Dio bambino che si
può prendere tra le braccia e coprire di baci. Un Dio caldo che sorride e
respira. Un Dio che si può toccare e che vive”. - JP Sartre, “Bariona o il
figlio del tuono”, Natale 1940.
"Lo voglio prendere in
braccio e pulirgli il moccio dal naso perché il mistero del Natale è che divino
e umano si fondono e ci confondono". - Mauro Leonardi
"Apparizione: l'istante
ha corpo e occhi, mi guarda. Finalmente la vita ha faccia e nome. Amare, fare
di un'anima un corpo, fare di un corpo un'anima. Fare un tu d'una
presenza". - O. Paz, Lettere credenziale.
Piccolo dono
Clicca sotto sulle
istruzioni e sulla lezione audio:
Auguri!
Maria Raffaella Dalla Valle
Centro Ricerca Feldenkrais -
NARRATIVA DEL MOVIMENTO & Corporeità e .... oltre
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