Non può vivere bene chi non è in pace con il suo corpo.

Maria Raffaella Dalla Valle
IL DIARIO

martedì 22 marzo 2016

Uomo interiore: sua purificazione, liberazione e trasformazione


Nel mistero dell'Incarnazione l'opera dello Spirito, «che dà la vita», raggiunge il suo vertice.

Il mistero di Dio uno e trino, il quale in se stesso è completamente trascendente nei riguardi del mondo, specialmente del mondo visibile: è infatti, Spirito assoluto, «Dio è spirito» ed insieme, in modo mirabile, è non solo vicino a questo mondo, ma vi è presente e, in certo senso, immanente, lo compenetra e vivifica dall'interno. Ciò vale in modo speciale per l'uomo: Dio è nell'intimo del suo essere, come pensiero, coscienza, cuore; e realtà psicologica e ontologica, considerando la quale sant'Agostino diceva di lui: «È più intimo del mio intimo». Queste parole ci aiutano a capir meglio quelle rivolte da Gesù alla Samaritana: «Dio è spirito». Solo lo Spirito può essere «più intimo del mio intimo» sia nell'essere, sia nell'esperienza spirituale; solo lo Spirito può essere tanto immanente nell'uomo e nel mondo, permanendo inviolabile e immutabile nella sua assoluta trascendenza. Ma in modo nuovo e in forma visibile la presenza divina nel mondo e nell'uomo si è manifestata in Gesù Cristo. In lui davvero «è apparsa la grazia». L'amore di Dio Padre, dono, grazia infinita, principio di vita, è divenuto palese in Cristo, e nell'umanità di lui si è fatto «parte» dell'universo, del genere umano, della storia. Quell'«apparizione» della grazia nella storia dell'uomo, mediante Gesù Cristo, si è compiuta per opera dello Spirito Santo, che è il principio di ogni azione salvifica di Dio nel mondo: egli, «Dio nascosto», che come amore e dono «riempie l'universo». Tutta la vita della Chiesa, (...) significa andare incontro al Dio nascosto: incontro allo Spirito, che dà la vita.
 
Lo Spirito Santo, rafforzando in ciascuno di noi «l'uomo interiore», fa sì che l'uomo sempre meglio «si ritrovi attraverso un dono sincero di sé». Si può dire che in queste parole della Costituzione pastorale del Concilio si riassuma tutta l'antropologia cristiana: quella teoria e prassi, fondata sul Vangelo, nella quale l'uomo scoprendo in se stesso l'appartenenza a Cristo e, in lui, l'elevazione a figlio di Dio, comprende meglio anche la sua dignità di uomo, proprio perché è il soggetto dell'avvicinamento e della presenza di Dio, il soggetto della condiscendenza divina, nella quale è contenuta la prospettiva ed addirittura la radice stessa della definitiva glorificazione. Allora si può veramente ripetere che «gloria di Dio è l'uomo vivente, ma vita dell'uomo è la visione di Dio»: l'uomo, vivendo una vita divina, è la gloria di Dio, e di questa vita e di questa gloria lo Spirito Santo è il dispensatore nascosto. Egli - dice il grande Basilio - «semplice nell'essenza, molteplice nelle sue virtù..., si diffonde senza che subisca alcuna diminuzione, è presente a ciascuno di quanti sono capaci di riceverlo come se fosse lui solo, ed in tutti infonde la grazia sufficiente e completa».
 
Quando, sotto l'influsso del Paraclito, gli uomini scoprono questa dimensione divina del loro essere e della loro vita, sia come persone che come comunità, essi sono in grado di liberarsi dai diversi determinismi derivati principalmente dalle basi materialistiche del pensiero, della prassi e della sua relativa metodologia. Nella nostra epoca questi fattori sono riusciti a penetrare fin nell'intimo dell'uomo, in quel santuario della coscienza dove lo Spirito Santo immette di continuo la luce e la forza della vita nuova secondo la «libertà dei figli di Dio».
 
 
GPII, DV 52-60.

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