Vi sono grandi somiglianze negli uomini, ma
vi sono anche modi personali di agire, muoversi e sentire che rendono ciascun
individuo un caso unico, e il mio lavoro consiste proprio nell’aiutarlo a
realizzare la propria unicità. - Moshe Feldenkrais, The Elusive Obvious.
L’integrazione della persona nell’atto, che
passa attraverso il corpo e si esprime in esso, rivela allo stesso tempo il
senso profondo dell’integrità dell’uomo come persona.- Karol Wojtyla, Persona e atto.
- “La sensazione del proprio corpo è fattore
indispensabile per vivere interiormente la soggettività integrale
dell’uomo. In questa esperienza vissuta il corpo e la coscienza
sono quasi legati tra loro tramite la sensazione,
che è la manifestazione più elementare della psiche umana e allo stesso
tempo il riflesso psichico più evidente della somatica umana”. (…)
- “La sensazione del
proprio corpo rivela la soggettività psicosomatica dell’uomo. Poichè
ciò si compie davanti alla coscienza che svolge funzione rispecchiante e
ad un tempo riflessiva, insieme
alla consapevolezza si ha anche la particolare soggettivazione e
interiorizzazione nella coscienza dell’”io” personale, che comprende anche
il corpo come proprio differente da tutti gli altri corpi.
- La sensazione del corpo permette all’uomo
di penetrare nella propria somatica tanto quanto è necessario per
l’autodeterminazione nell’atto, e quindi anche per la trascendenza della
persona.
- Inoltre occorre stabilire la misura dell’integrazione della
persona nell’atto: l’integrazione
equivale, in questo caso, alla normale esperienza vissuta del proprio
corpo, che è condizionata dalla sensazione e dalla coscienza.
- Tutte le insufficienze e i difetti della
sensazione che sono di ostacolo in
tale esperienza vissuta devono essere considerarti come manifestazioni di disintegrazione“.
“Imparerete a far diventare la vostra vita
più come vorreste che fosse; i vostri sogni potrebbero diventare più precisi e,
chi lo sa, potrebbero anche avverarsi! - Moshe Feldenkrais, The Elusive Obvious.
“Quello che mi interessa ottenere non è la
flessibilità del corpo, ma quella della mente”. - Moshé Feldenkrais
Il metodo Feldenkrais: conoscersi attraverso il movimento
“Il movimento è vita, senza il movimento la
vita è impensabile” dice Moshe Feldenkrais, ingegnere e fisico, prima cintura
nera di judo europea e pioniere dell’educazione somatica.
Qualsiasi cosa noi facciamo, richiede
movimento, incluso lo stare seduti, il parlare ed il respirare.
I movimenti e la postura o meglio l’attura, il nostro portamento, possono, essere
compromessi da sforzi non adeguati e stress.
Molte persone non pensano al proprio corpo
fino a che non sperimentano dolore o qualche problema. Il corpo invece,
manifesta la persona. Con Merlau Ponty possiamo dire: “io sono il mio corpo”.
Esso va quindi trattato con cura e rispetto.
“Se non sappiamo ciò
che facciamo realmente, non possiamo certo fare ciò che vogliamo. Credo che
conoscere sé stesso sia la cosa più importante che un essere umano possa fare
di sé. Come si può conoscere sé stessi? Imparando ad agire non come si
dovrebbe, ma come si fa effettivamente. Abbiamo grande difficoltà a distinguere
ciò che facciamo per dovere da ciò che vogliamo fare per noi stessi.”- Moshe Feldenkrais
Cos’è il Metodo Feldenkrais?
·
È un sistema innovativo di lavoro su di sé che utilizza
il movimento, il tocco e la conoscenza degli schemi motori.
·
Sviluppa le capacità di percezione del corpo per ottenere
un miglioramento funzionale della persona.
·
Non è una forma di ginnastica, nemmeno una forma di
terapia o di riabilitazione, e neppure un sistema psicologico o religioso.
Il metodo Feldenkrais fa delle
proposte attraverso il movimento per aiutarci ad essere autentici e consapevoli
della nostra storia corporea e motoria. Ogni scelta ha infatti conseguenze che
influiscono su quelle successive e che producono, a poco a poco, una biografia
unica ed irripetibile.
Possiamo dire che c’è una “narrativa
del movimento o del corpo” frutto della storia della persona. In questo
senso sono da leggere le abitudini corporee, i traumi, l’attività motoria
esercitata nel passato, l’influenza emotiva…
Feldenkrais ci aiuta a vivere un’unita nel movimento, come esiste un’unità di vita ed un’unità di anima e corpo.
Feldenkrais ci aiuta a vivere un’unita nel movimento, come esiste un’unità di vita ed un’unità di anima e corpo.
Moshe si è dedicato allo studio del
movimento, per migliorare la consapevolezza e la capacità di azione delle
persone.
La sua idea base è che ogni aspetto della
vita umana, compresa la sicurezza interiore, dipende dall’immagine che
ciascuno ha di sé stesso. Nel conoscersi attraverso il movimento si ha
un’immagine di sé prima del processo e il traguardo sarà la conoscenza di ciò
che veramente si è almeno in un certo aspetto della propria esistenza.
Secondo Feldenkrais la persona ha la
potenzialità di auto-orientarsi e il suo lavoro conferma l’idea che l’uomo è
strutturalmente predisposto ad imparare per tutta la vita, è motivato e
desideroso di fare nuove esperienze sensoriali.
Questo lavoro aiuta ciascuno a diventare “attore”
del proprio apprendimento, ad imparare ad imparare. La persona agisce in
modo intenzionale, per prove ed errori per trovare una soluzione soddisfacente
e corrispondente alle proprie intenzioni. Sappiamo infatti che la realtà è
morbida all’intenzionalità.
Il Metodo Feldenkrais viene insegnato in due
forme:
*Conoscersi attraverso il movimento® Lezioni
di gruppo: l’insegnante conduce verbalmente attraverso una sequenza di movimenti
semplici e piacevoli che vengono cambiati ogni lezione e che coinvolgono ogni
parte del corpo. Il massimo rilievo viene dato al come ci si muove.
*Integrazione funzionale® Lezione individuale: le mani
dell’insegnante guidano l’allievo in un processo di comunicazione non verbale.
Si può sperimentare e registrare dentro di sé modi di muoversi meglio
organizzati in un lavoro di volta in volta adattato alle proprie necessità.
Questo lavoro ha aiutato le persone in tutto
il mondo a vivere una vita più integrata e realizzata. Esso vuole risvegliare
l’intelligenza del corpo e la sua naturale spontaneità, migliorare la
coordinazione, aumentare la flessibilità, migliorare posture scomode o dannose,
eliminare rigidità, tensioni e dolori.
Si basa sull’ascolto delle sensazioni che i
movimenti suscitano, sullo sviluppo di nuovi modi di muoversi, atteggiarsi e
percepirsi.
Poiché la maggior parte degli stimoli che
raggiungono il sistema nervoso proviene dall’attività muscolare, Il
movimento è una delle chiavi più importanti per apprendere, modificare così
i modelli comportamentali inadeguati e giungere alla vera maturità, dirigendosi
verso un maggiore possesso delle proprie facoltà fisiche, intellettuali e
affettive, unito a un controllo consapevole del proprio agire. La
consapevolezza dà la libertà di scegliere, di restare fedele ad una abitudine
oppure cambiarla.
Per praticare il Metodo Feldenkrais basta avere
curiosità, apertura all’esplorazione, alla conoscenza di sé ed all’ascolto del
proprio corpo.
Esso non ha controindicazioni perché rispetta
la persona adattandosi alle sue peculiarità, potenzialità e limiti.
Alcune idee di Moshe e del suo lavoro sono
veramente rivoluzionarie e ben si accordano all’evoluzione dell’etica, scienze
motorie, psicologia e medicina moderne.
Dolore o qualche problema
L’approccio Feldenkrais alla rieducazione del
movimento, si può considerare come un processo di riapprendimento
psicosomatico basato sulla plasticità del cervello.
Con questo metodo le persone non devono
considerarsi vittime di una malattia, o passivi recipienti di cura e devono
tener presente due elementi di base:
- credere che un cambiamento e una possibilità di miglioramento sono possibili;
- imparare la consapevolezza di se stessi, del proprio corpo, delle proprie reazioni abituali a elementi di stress, aumentare la propria partecipazione nel processo di rieducazione, insomma assumersi la responsabilità del proprio miglioramento.
Feldenkrais afferma: «è più sano
apprendere piuttosto che essere malati e farsi curare. L’apprendimento
organico è essenziale e può essere anche terapeutico».
Dobbiamo imparare che spesso i dolori e le
malattie non sono che un segno del cattivo uso che facciamo di noi stessi. Il
riconoscimento della sottile interazione tra mente e corpo accade spesso per la
prima volta durante un periodo di malattia: impariamo a sfruttare questi
momenti preziosi!
Il Metodo Feldenkrais nell’ educazione,
medicina, psicologia ed etica odierna
Moshe Feldenkrais, nel suo libro Conoscersi
attraverso il movimento scrive: “la maggior parte delle persone attive e
soddisfatte, vive dietro la maschera che permette loro di soffocare, con
maggior o minor dolore, qualsiasi vuoto essi avvertono dentro di sé, quando si
fermano ed ascoltano il loro cuore”.
La realizzazione pratica di alcune idee di
Moshe e del suo lavoro sono veramente rivoluzionari e ben si accordano
all’evoluzione dell’etica, scienze motorie, psicologia e medicina moderne.
Questo sembrerà molto teorico, ma Feldenkrais
è un “modo di muoversi e di conoscersi” non una serie di esercizi ed è
comprensibile in pieno solo frequentando i corsi.
Si basa sull’esperienza, infatti il metodo è
nato in seguito ad un incidente che Feldenkrais ebbe ad un ginocchio. A Moshe
diagnosticarono una malattia che fu ritenuta incurabile, gli fu detto che non
avrebbe più camminato ed invece ci riuscì e sviluppò questo lavoro che ora è
conosciuto in tutto il mondo.
La frase sopra citata, è inserita nella
prefazione del libro che così comincia: “Noi ci comportiamo secondo l’immagine
che abbiamo di noi stessi. Questa immagine di sé – che da un lato governa
ciascun nostro atto – è condizionata in differenti gradi da tre fattori:
eredità, educazione ed autoeducazione”.
Secondo Feldenkrais, per formare l’immagine
di sé corporea, possiamo influire e solo in parte sulla autoeducazione.
Per lui l’educazione fa di ciascuno di
noi un membro di una determinata società e cerca di renderci il più possibile
simili l’uno all’altro. Essa cerca di aumentare l’omogeneità degli individui
anche perché “molta gente pensa che la comunità sia più importante degli
individui di cui è composta”. Questa uniformità crea molti conflitti con le
caratteristiche individuali. Essi sono risolvibili solo per mezzo di
accomodamenti con la società. Gli accomodamenti si raggiungono sia con la
soppressione dei bisogni organici delle persone che con l’identificazione
dell’individuo con i bisogni della società. “Queste condizioni costringono
la maggior parte degli individui (io preferisco il termine persona) a vivere
dietro una maschera, con cui si mostrano agli altri e a se stessi. Ogni
aspirazione, o desiderio è soggetto ad una critica rigorosa, per paura di
rivelare la natura dell’individuo”.
Feldenkrais fa delle proposte attraverso il
movimento per aiutarci ad essere autentici e consapevoli della nostra storia
corporea e motoria.
Queste frasi sulla maschera hanno molto
collegamento con la biografia drammatica narrativa che oggi comincia a prendere
piede nel campo della salute e dell’etica.
Per ognuno di noi, infatti, è stata creata
una maschera particolare per quella che è la nostra parte nella vita. La
maschera è la persona stessa quando arriva a conoscere se stessa in modo
adeguato. Non è possibile separare l’attore e la maschera perché chi compie
l’atto diventa ciò che ha compiuto. Nel conoscersi attraverso il movimento
si ha un’immagine di sé prima del processo e il traguardo sarà la conoscenza di
ciò che veramente si è almeno in un certo aspetto della propria esistenza.
Feldenkrais come tante altre persone geniali
propone l’unità, l’holos, unità
corpo-anima ed unità di vita tra passato, presente, e futuro. Ci vuole aiutare
a vivere il momento presente con amore, anche dal punto di vista corporeo. Ci
vuole insegnare ad essere attori-autori della nostra vita, tenendo conto che la
realtà è morbida all’intenzionalità perché siamo noi a determinare quello che
facciamo.
Questo processo di crescita dell’individuo
tramite l’educazione, ad esempio, comincia ad essere preso in maggior
considerazione dalla medicina e dalla bioetica e nasce uno stile più
attento alla narrazione personale, in cui si riflette la complessità degli
aspetti morali e psicologici tipica della biografia, una sorta di storia di
vita, in cui azioni e reazioni, sintomi e significati si caricano di una
valenza nuova, che interroghi i principi, che appella alle virtù ma che
conserva tutta la sua specifica complessità e si sottrae a possibili forme di
riduzionismo astratto. E’ un approccio che la medicina narrativa sta
rivalutando diventando sempre più attenta alla storia personale del soggetto e
non alla storia delle sue malattie. Non è un modo di fare medicina in
contrapposizione alla moderna medicina scientifica; costituisce piuttosto un
affiancamento sostanziale alla ricostruzione tradizionale dell’anamnesi, evitando
di ridurre il paziente in uno schema logico di tipo tecnico-scientifico o
semplicemente statistico. In bioetica questa è una nuova modalità, che include
i contributi della fenomenologia e della ermeneutica, per capire come il
soggetto può essere protagonista attivo di un dibattito bioetico, in cui
altrimenti correrebbe il rischio di fare da semplice spettatore, come oggetto
di cui si parla, ma non come soggetto che parla di sé, della sua esperienza e
della sua reale sofferenza, delle cure che vorrebbe ricevere e del modo in cui
vorrebbe che gli fossero somministrate. Il problema bioetico appare sempre più
come un problema di etica applicata. Applicata ad un soggetto che la rielabora
e la soffre in prima persona, nel tentativo di contribuire alla soluzione.
Solo partendo dall’esperienza del soggetto,
dai suoi bisogni e dalla sua sofferenza è possibile demistificare l’esaltazione
del principio di autodeterminazione, tanto in voga oggi, perché mentre si
sottolinea il diritto di ogni uomo a rivendicare l’esercizio pieno della
libertà, si fa passare in secondo piano l ’intrinseca vulnerabilità dell’uomo,
la mutevolezza delle sue valutazioni e delle sue decisioni, soprattutto quando
è malato.
Perché scrivere questo quando Feldenkrais non
è una terapia?
Perché Feldenkrais è, in un certo senso,
una rivoluzione, una innovazione nella salute umana e spesso quando la
riabilitazione classica e la medicina tradizionale non possono fare più niente
le persone arrivano da noi ed ottengono risultati.
Ci può essere un’ottima collaborazione tra
medicina e questa forma di educazione, mantenendo bene la distinzione. Nel
Feldenkrais non c’è un paziente e qualcuno che cura, ma un insegnante che fa sì
che l’allievo da lui guidato apprenda nuovi modi di muoversi, che impari a conoscersi
nelle sue reazioni psicocorporee e posturali e questo è in accordo con la
dimensione biografica della medicina ed è una sorte di educazione preventiva.
Inoltre, secondo Feldenkrais siamo tutti
“cerebro-lesi” nel senso che permettiamo a molte aree del nostro cervello di
atrofizzarsi attraverso un cattivo uso o un non uso, ci accontentiamo di così
poco! Possiamo avere un terribile portamento e schemi di movimento ed abitudini
che deformano e danneggiano il nostro corpo e cervello ed essere ancora classificati
come normali.
La maggior parte di noi usa forse il cinque
per cento del potenziale corpo-cervello mentre dall’altra parte “se trattati
adeguatamente, disabili di ogni specie diventano adulti aperti e creativi, gli
esempi sono così numerosi che è superfluo citarne” (Feldenkrais).
Il Feldenkrais ben si abbina quindi ad una
medicina olistica che non è intesa in alternativa a quella allopatica ma nel
senso che tiene conto di tutte le dimensioni della persona. Va distinto invece
da una medicina dove il singolo operatore pretende di prendersi cura ed essere
esperto di tutti gli ambiti.
La persona è un’unità, senz’altro agendo su
un livello si influisce su tutto, ma questi livelli sono distinti ed ognuno ha
il suo ambito di competenza.
Non va mescolato quindi con una medicina che pensa che con la forza della mente
si arrivi all’autoguarigione di tutto e non si limita a curare quello che può, consapevole
che parte dell’essere umano è il limite e la sofferenza che non sempre si
riesce ad evitare ed anzi, come sperimentiamo noi insegnanti Feldenkrais e
non solo, spesso diventa motivo di crescita profonda.
L’applicazione del metodo, tuttavia, non è
solo nell’ ambito della salute per la riduzione del dolore, dell’ansia e per
restituire funzionalità e capacità motorie in caso di problemi ortopedici e
neurologici ma i campi sono i più svariati.
Infatti, potendo essere considerato “la
grammatica del movimento”, viene usato nell’educazione, arte, sport,
psicologia, aziende ecc. per migliorare la tecnica e superare limitazioni
connesse alla situazione performativa.
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