Maria Raffaella Dalla Valle
I . Autonomia della scienza e della medicina
II . Una forma mentis che rischia di irrigidire ed assolutizzare, non lasciando aperti alla ricchezza del reale
Va ricordata la giusta autonomia delle scienze, ma che la vera ricerca scientifica moderna è iniziata all’interno della università di Parigi nel sec. XII, quindi all’interno del cristianesimo. Questa autonomia, che non è in contrapposizione con la fede, ha portato a molte scoperte rivoluzionarie ed efficaci, ma piano si è arrivati ad una eccessiva settorialità, ad una pretesa di risolvere tutto con la scienza, che ha fatto perdere di vista l’insieme arrivando ad una contrapposizione tra scienza e fede invece che ad un rafforzamento della loro autonomia. In questi ultimi anni, invece di trovare un equilibrio tra le due, si sta ritornando al mescolamento della scienza con la religione o piuttosto ad una sostituzione di questa per quella. C’è una tendenza alla “tuttologia”, per esempio alcuni premi nobel in campo scientifico pretendono di avere l’autorità e la preparazione per parlare di spiritualità e di religione. Non penso occorra sottolineare che da una parte si cerca la scientificità distaccata da ogni visione metafisica, dall’altra sempre più persone – compresi gli scienziati mescolano scienza, “spiritualità”, oroscopi, magia, ecc.
A livello medico, si è arrivati da una parte ad una identificazione della persona con la patologia, ad una visione settoriale perdendo di vista la persona e le sue componenti, e dall’altra alla necessità di una maggior attenzione alla persona, alla sua dimensione biografica e non solo biologica. Questo è confermato anche dal documento vaticano che, nel paragrafo 2.2.3, scrive: “La medicina ufficiale (allopatica) tende oggi a limitarsi alla cura di malattie particolari e isolate e non riesce a prestare attenzione al quadro più ampio della salute della persona. Questo atteggiamento ha causato una notevole e comprensibile insoddisfazione”.
Di conseguenza c’è stato un sempre più frequente avvicinamento dei malati alla medicina non convenzionale o alternativa.
Quando le persone soffrono e non trovano cure adeguate, provano con tutto e a buon diritto. Ma una domanda che ci si potrebbe fare è se oggi non ci sia una eccessiva demonizzazione della sofferenza, senza riconoscerne il valore (e questo è uno dei dieci punti del documento citati da Gonçalves) e se non ci sia un delirio di onnipotenza che porta con la pretesa di sviluppare il potenziale umano a non accettare la malattia e la morte. “Dobbiamo fare tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità: semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perchè nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo- è continuamente fonte di sofferenza”.
C’è quindi il rischio di essere “immersi in una ‘religione’ della salute: non Dio, ma la salute individuale assurge ad indiscusso ‘bene massimo’. Salvezza e redenzione non sono più attese in un qualche ‘al di là’, ma qui e ora. Certo, deve essere evitato il pericolo di cadere nell’estremo opposto, e cioè in un disprezzo della salute basato sul disprezzo del corpo, (…). (Ma va anche ricordato che) la religione della salute, invece, ruota attorno all’antichissimo tema del paganesimo come della gnosi: il superamento del contingente e soprattutto il superamento dell’esperienza di morte”.
Ma ritorniamo alla medicina non convenzionale. Io credo alla collaborazione tra medicina allopatica e medicina non convenzionale se fatta bene anche se è molto ardua e difficile.
Questa collaborazione, però, richiede prudenza e una certa professionalità che rilevi “la possibilità di un eventuale danno per il paziente che vi si sottoponga (alla medicina non convenzionale), abbandonando al contempo una terapia più “tradizionale” ma di provata efficacia”.
Leggi tutto: Medicina alternativa o non convenzionale, tecniche psico-corporee e New Age
Avendo chiaro quanto scritto sopra si può tuttavia concludere con Vernette dicendo che “quando una tecnica di sviluppo del potenziale umano o una terapia alternativa permettono alla persona di sviluppare la propria personalità, di prendere coscienza delle proprie qualità, di mettere a frutto le doti profonde fino a quel punto paralizzate da disfunzioni inibenti, l’ uomo è rinnovato e la gloria di Dio cresce”, ricordando la celebre frase di Sant’Ireneo “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. “La sfida consiste nel dimostrare che una sana collaborazione tra fede e ragione migliora la vita umana ed incoraggia il rispetto per la creazione”, ricordando che la creatura senza il Creatore evanescit.
II . Una forma mentis che rischia di irrigidire ed assolutizzare, non lasciando aperti alla ricchezza del reale
Va ricordata la giusta autonomia delle scienze, ma che la vera ricerca scientifica moderna è iniziata all’interno della università di Parigi nel sec. XII, quindi all’interno del cristianesimo. Questa autonomia, che non è in contrapposizione con la fede, ha portato a molte scoperte rivoluzionarie ed efficaci, ma piano si è arrivati ad una eccessiva settorialità, ad una pretesa di risolvere tutto con la scienza, che ha fatto perdere di vista l’insieme arrivando ad una contrapposizione tra scienza e fede invece che ad un rafforzamento della loro autonomia. In questi ultimi anni, invece di trovare un equilibrio tra le due, si sta ritornando al mescolamento della scienza con la religione o piuttosto ad una sostituzione di questa per quella. C’è una tendenza alla “tuttologia”, per esempio alcuni premi nobel in campo scientifico pretendono di avere l’autorità e la preparazione per parlare di spiritualità e di religione. Non penso occorra sottolineare che da una parte si cerca la scientificità distaccata da ogni visione metafisica, dall’altra sempre più persone – compresi gli scienziati mescolano scienza, “spiritualità”, oroscopi, magia, ecc.
A livello medico, si è arrivati da una parte ad una identificazione della persona con la patologia, ad una visione settoriale perdendo di vista la persona e le sue componenti, e dall’altra alla necessità di una maggior attenzione alla persona, alla sua dimensione biografica e non solo biologica. Questo è confermato anche dal documento vaticano che, nel paragrafo 2.2.3, scrive: “La medicina ufficiale (allopatica) tende oggi a limitarsi alla cura di malattie particolari e isolate e non riesce a prestare attenzione al quadro più ampio della salute della persona. Questo atteggiamento ha causato una notevole e comprensibile insoddisfazione”.
Di conseguenza c’è stato un sempre più frequente avvicinamento dei malati alla medicina non convenzionale o alternativa.
Quando le persone soffrono e non trovano cure adeguate, provano con tutto e a buon diritto. Ma una domanda che ci si potrebbe fare è se oggi non ci sia una eccessiva demonizzazione della sofferenza, senza riconoscerne il valore (e questo è uno dei dieci punti del documento citati da Gonçalves) e se non ci sia un delirio di onnipotenza che porta con la pretesa di sviluppare il potenziale umano a non accettare la malattia e la morte. “Dobbiamo fare tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità: semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perchè nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo- è continuamente fonte di sofferenza”.
C’è quindi il rischio di essere “immersi in una ‘religione’ della salute: non Dio, ma la salute individuale assurge ad indiscusso ‘bene massimo’. Salvezza e redenzione non sono più attese in un qualche ‘al di là’, ma qui e ora. Certo, deve essere evitato il pericolo di cadere nell’estremo opposto, e cioè in un disprezzo della salute basato sul disprezzo del corpo, (…). (Ma va anche ricordato che) la religione della salute, invece, ruota attorno all’antichissimo tema del paganesimo come della gnosi: il superamento del contingente e soprattutto il superamento dell’esperienza di morte”.
Ma ritorniamo alla medicina non convenzionale. Io credo alla collaborazione tra medicina allopatica e medicina non convenzionale se fatta bene anche se è molto ardua e difficile.
Questa collaborazione, però, richiede prudenza e una certa professionalità che rilevi “la possibilità di un eventuale danno per il paziente che vi si sottoponga (alla medicina non convenzionale), abbandonando al contempo una terapia più “tradizionale” ma di provata efficacia”.
Leggi tutto: Medicina alternativa o non convenzionale, tecniche psico-corporee e New Age
Avendo chiaro quanto scritto sopra si può tuttavia concludere con Vernette dicendo che “quando una tecnica di sviluppo del potenziale umano o una terapia alternativa permettono alla persona di sviluppare la propria personalità, di prendere coscienza delle proprie qualità, di mettere a frutto le doti profonde fino a quel punto paralizzate da disfunzioni inibenti, l’ uomo è rinnovato e la gloria di Dio cresce”, ricordando la celebre frase di Sant’Ireneo “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. “La sfida consiste nel dimostrare che una sana collaborazione tra fede e ragione migliora la vita umana ed incoraggia il rispetto per la creazione”, ricordando che la creatura senza il Creatore evanescit.
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